Macelleria esibita come spettacolo. Corpi umani sezionati e parti anatomiche in restauro. Le ultime frontiere dei Reality tv ci introducono in sala operatoria.
di Daniele Silvestri
Un
tempo c’era il “Chi l’ha visto?”, quale massima aspirazione
di espansione catodica. Ma ora è in vigore semplicemente il “Chi
mi ha visto?”, unico Verbo da rincorrere per la sopravvivenza nella selva
mediatica. Nel paese dei figli… delle stelle ( e strisce ) non ci si dovrebbe,
del resto, meravigliare di questa dominante tendenza alla sovraesposizione televisiva.
Vuoi mettere, infatti, l’orgoglio individuale, la mattina in ufficio,
dopo essere andato a urlare e scazzottare in tivù, o l’invidia
della cassiera al supermarket in seguito alla tua apparizione all’apice
del palinsesto?
Finita l’epoca
dei Caroselli e quella delle subrettine succinte dei varietà del Sabato
sera, allorquando ci si chiedeva, il giorno dopo, cosa avessimo visto in televisione,
oggi si accende il mezzo solo per rivedersi, come in un meccanismo di speculare
esibizione di schegge di ego impazzite.
Siamo forse nel pieno di una rivoluzione epocale dove la fantasia supera la
realtà e anzi, realtà e fantasia si commissionano, tra loro, sicché
non c’è più modo di capire dov’è che finisce
la tv e dove inizia la vita reale. Cos’è reale, se non un reality
show? Testualmente spettacolo della realtà: prendi uomini e donne “comuni”,
scelti verosimilmente con casting e selezioni; dagli una casa, venti telecamere
e hai creato un format, quello che, pur essendo semplicemente il “Grande
Fratello” è il padre di tutti questi nuovi programmi a tema, dai
tratti scandalistici.
Dai luoghi chiusi si passa all’isola deserta, dove si danno prove di sopravvivenza
estrema, e alla gente comune si accostano i vip in decadenza e il reality si
accresce della voglia di “vedere cosa fanno i famosi in situazioni di
normalità”. Capita perciò di vedere Pappalardo far rigurgiti
gastrointestinali in prima serata o urlare al vento insulsaggini, anziché
interessarsi delle cose del mondo.
Noi italiani, forse non abbiamo abbastanza questioni da dirimere? Non sarebbe
più opportuno badare al reality che c’è nelle nostre case?
Rimediare ai distacchi generazionali e costruire rapporti autentici tra genitori
e figli? Perché dirsi le cose attraverso la telecamera?
Se ormai
non ci si sorprende più che, mentre il Manzoni li sciacquava nell’Arno
e solitamente si sapeva fosse necessario pulirli lontano da occhi indiscreti,
i panni sporchi vanno adesso lavati in pubblico e approvati col tele-voto.
Lasciateci rimanere perplessi, pur evitando finti moralismi, di queste ultime
scellerate frontiere dei Reality penso che nessuno ne sentisse il bisogno. Passi
per le talpe messicane tra i topi e gli scorpioni, e passi pure la prossima
“Fattoria”, o le noiosissime e ormai vecchie “sane”
litigate pomeridiane tra i tarocchi e i ferlocchi, ma arrivare a “Bisturi”,
proprio no. Consentiteci: tutti sanno che è possibile farlo, ma da qui
a mostrarlo in tv, ce ne passa eccome. Il nuovo show di Italia1 “Bisturi”
appunto, condotto dalla camaleontica Irene Pivetti e dalla bizzarra Platinette,
è l’ulteriore passo avanti del filone. Una sorta di Reality-chirurgico
in cui chi vuole può far domanda di “abbellimento”, se così
possiamo girarla. E chiedere dunque di rifarsi un naso, un seno, un orecchio
e, ora, perfino l’identità sessuale. Ma andiamo per gradi.
Anticipato da edizioni in altri paesi, il format di “Bisturi” prevede
non una consueta catena di nomination per stabilire il vincitore di un game,
bensì la messa in onda di vere e proprie operazioni di chirurgia estetica,
tramite le quali mettere in evidenza la trasformazione fisica con un “prima
e dopo” avvenuta in chi ha la risolutezza di sottoporsi a trattamenti
ed interventi di ogni sorta: liposuzioni, angioplastiche, lifting. Il tutto
in un valzer di seni piatti poi siliconati, faccine plastiche e di cera, sederi
rassodati, nasi all’insù, orecchie rimpicciolite. Il tutto in prima
serata, ovviamente. Con tanto di telecamere che entrano in sala operatoria e
mostrano senza alcun filtro come l’intervento sia stato svolto, per cui
via, in un cumulo di sangue, tubi, ossa limate e carni squarciate, petti aperti
e cosce da cui defluiscono non si sa bene quanti litri di grasso eccedente.
Bella roba, non c’è che dire. Qualcuno sta ancora cenando mentre
arriva tutto questo in tv; poi vengono a parlarci di bollini rossi, verdi e
gialli per segnalare quello che i bimbi possono vedere. Si censurano film, e
ci si lamenta della crudezza delle immagini e dei serial horror e perfino della
gravità delle scene di “Passion” di Gibson. Ma debbono sapere,
i signori del Reality che non ha senso stendere un vademecum del protezionismo
e del proibizionismo se la pubblicità in tutto l’arco della giornata
mostra costanti “nudi artistici” e se in prima serata vengono fatti
passare messaggi opprimenti della portata di Bisturi.
Perché si sa: grazie alla nascita di nuove tv, alla varietà dell’offerta
e allo sviluppo di Internet oggi è molto facile far arrivare a fasce
d’età vivaci ma acerbe immagini che non solo calpestano il buon
senso e il buon gusto, ma avanzano l’ipotesi che sottoporsi ad interventi
di chirurgia sia come bere un bicchiere d’acqua, e che tutto si risolva
in pieno e sicuro successo. Se una rete generazionale come ItaliaUno in un contesto
di pacchetti di tv generaliste lascia intendere quel che lascia intendere con
Bisturi siamo davvero all’estremo passo del gambero, ovvero, si va avanti
o indietro?
Accompagnato
da accuse e polemiche il Codacons, il comitato genitori e perfino alcuni finanziatori
commerciali ( arrivati a rifiutare di sponsorizzare il programma ) si sono uniti
in un coro unanime di protesta, incrementato dal profondo sgomento di quando,
il programma ha aumentato la dose mandando prima in onda in diretta tv, un operazione
a “seno scoperto”, e poi, più recentemente ( 9 marzo) l’intervento
doppio ad un trans che non si è soltanto cambiato i connotati di genere
e rifatto il naso, ma ha persino preteso che gli si creasse ad hoc il seno,
per aver più argomenti, dunque, a riprova della sua sessualità
artificiale. Non si è certo di fronte al primo caso, ovvio, ma mandarlo
in prima serata, presumo sia troppo. Insegniamo il primato fisico assoluto,
la inevitabilità di plastificazione dei corpi l’insensibilità
delle coscienze.
Progrediamo inesorabilmente verso un mondo cinico e fittizio. Qualche punto
in più di share vale questo prezzo?