Cancellare la storia, abolire le rappresentazioni sacre, resecare i campanili delle chiese. E’ possibile diventare anonimi per eccesso di ospitalità?
Si
chiama Adel Smith. E’ l’uomo che odia il crocifisso. Un giudice
gli ha dato ascolto e ha ordinato di rimuovere il simbolo della cristianità
da una scuola in provincia dell’Aquila. Se il signor Smith cercava fama
ne ha avuta anche troppa. Le notizie che di lui ci giungono non lo presentano
come persona degna di tanto interesse.
Ma come si fa a tacere su un argomento del genere? Si presenta un’era
in cui il mondo va verso un cambiamento radicale. Le nostre conoscenze sono
messe in discussione. Vi sono teorie convincenti su ogni argomento che affermano
tutto e il contrario di tutto. E dati alla mano ognuno sembra avere ragione.
Argomenti avvincenti ci trascinano verso nuove concezioni. L’idea di un
mondo globalizzato in cui si omologhino i costumi, le credenze, i saperi, i
gusti ci è potuta sembrare talvolta un possibile rimedio alla fame nel
mondo, all’ignoranza, alle divisioni di casta, di status, di etnia. Un
possibile rimedio all’odio, alla sindrome dell’indigeno, che con
suo fratello nella capanna trama contro gli occupanti la capanna attigua, per
poi allearsi insieme alla famiglia contro gli abitanti del villaggio, e quindi,
insieme a questi ultimi, considerare nemica la popolazione dell’isola
vicina, e così via.
La finestra sul mondo, la tv e i mezzi di comunicazione di massa, hanno permesso
di conoscere come vivono gli abitatori di ogni angolo sperduto della terra,
mostrando, a poveri e diseredati, città opulente, ricchezza materiale,
confort, cibo. In poche parole la felicità terrena. Allora è ricominciata
la fase emigratoria, i viaggi apocalittici in carrette del mare verso il sogno
di una vita migliore.
Non serve a questo punto perdere tempo in formulazioni di ipotesi su ciò
che è giusto o ingiusto fare nei confronti delle moltitudini di esseri
umani che viaggiano verso le nostre coste.
Ognuno di noi deve essere consapevole che non è possibile stare a guardare.
Ogni persona che occupa posti di potere deve,oggi, fare tutto quanto è
possibile per trovare un rimedio. Iniziare a lavorare subito per ottenere dei
risultati tra anni. Siamo costretti a prendere atto che si deve fare qualcosa
in aiuto delle popolazioni che vivono il disagio della fame, la paura della
guerra, il dolore del freddo. Se non vogliamo prendere coscienza del problema
per altruismo facciamolo per egoismo; rendendoci conto che nulla e nessuno potrà
fermare la piena umana che fugge dalla paura.
E’ impossibile continuare a nascondercelo. I poveri che adesso vengono
in nave saranno sempre più numerosi, sempre più abbagliati dalle
luci delle nostre città, attratti dall’abbondanza, la ricchezza,
il benessere che rappresentiamo. E per sfuggire alla morte, ai conflitti armati,
alle malattie verranno da noi, anche a nuoto.
Si rivela necessario agire nelle zone da cui provengono, e iniziare un impegnativo
percorso di trasformazione. Accordandosi con i governi del luogo, per programmare
interventi e promuovere la produttività locale. Per finalizzare gli aiuti
economici a proposte di cambiamento, per pianificare il loro futuro che è
poi il nostro futuro. C’è chi dice di non dar loro cibo ma canne
da pesca. Ma serve anche altro. A cominciare dall’analisi delle risorse
locali per mirare all’autonomia produttiva e alla creazione di un progetto
di vita possibile.
La multicultura
ci mette a contatto con religioni, abitudini, costumi diversi. Il signor Smith,
che da anni vive in Italia, detesta il crocifisso. Tempo fa descrisse il corpo
di Cristo rappresentato sulla croce come un cadaverino che poteva turbare i
bambini della scuola. In una delle tante trasmissioni televisive che lo hanno
ospitato (troppe), ha menato le mani contro un malcapitato che era presente
al talk show. Ha un modo di fare e di esprimersi sgradevole. I suoi figli accolti
nella scuola sarebbero, secondo lui, turbati dal simbolo della nostra cultura.
Allora si potrebbe suggerire a questo insolente signore di restare chiuso in
casa perché è difficilissimo cancellare tutti i simboli della
cristianità che sono nelle nostre città. E restando per conto
suo non potrà nemmeno farsi un’istruzione sul paese che generosamente
lo ospita. Né sarà in grado, data l’avversione per il Cristo,
di visitare i musei, apprezzare le opere d’arte, ammirare capolavori come
il Noli me tangere del Pontormo, la Pietà di Correggio, o la Crocifissione
del Bramantino. Mille altre opere, pitture o sculture non potrà apprezzare.
Se patisce queste insofferenze l’unico consiglio che gli si può
dare, nel caso girasse per le strade d’Italia, è di mettersi il
paraocchi, perché tra le chiese che abbiamo dovunque, le cupole sopra
le basiliche, gli affreschi dei musei e i dipinti sacri nei luoghi pubblici
mister Smith potrebbe venir preso da capogiri tali che la sindrome di Stendhal
al confronto sarebbe una bazzecola.
E pur vero
che tutto si può disfare per creare nuove esperienze. E’ legittimo
lasciare spazio a chi non la pensa come noi. Ma credo che due o tre certezze
siano necessarie al nostro equilibrio interiore.
Una di queste certezze è il valore della nostra civiltà. Non è
permesso a nessuno di venire a dirci quali simboli mettere o togliere nelle
scuole dello Stato. Né è possibile che qualcuno si senta offeso
per un quadro religioso o per le feste natalizie. L’intolleranza non ha
limiti quando è motivata da fanatismo. Così il vecchietto barbuto,
tutto vestito di rosso velluto, porterebbe discapito, secondo certi giudizi
traballanti, all’infanzia non avvezza ad accettare doni e tavolette di
cioccolata in questo periodo. E’accaduto, infatti, che dei genitori, testimoni
di Geova, hanno chiesto al dirigente scolastico, di abolire i festeggiamenti
del Natale, per non turbare la serenità del proprio figlio frequentante
la scuola.
Quindi per un singolo bambino, la cui famiglia crede in una religione che non
prevede ricorrenze pasquali o natalizie, tutta una scolaresca dovrebbe essere
mortificata nell’ambizione di fare un gigantesco albero nell’atrio
scolastico, con stelle colorate di giallo dai bambini, e rami pendenti per il
peso dei doni.
Ognuno è libero di vivere la mestizia all’interno della propria
casa. E’ anche permesso, in un paese libero com’è ancora
il nostro, di predicare una religione diversa e andare in giro in cerca di proseliti.
Non è ammesso invece, proibire, in nome di improbabili conversioni di
massa, tradizioni culturali che non hanno alcunché di nocivo o pericoloso
nella loro applicazione.
Il nuovo è sempre possibile che s’incunei negli spazi che certamente
rimangono nell’insieme delle costumanze di ogni civiltà. Non ci
sono chiusure totali. Spesso accade che negli spazi vuoti s’insinuino
credenze e superstizioni, queste sì pericolose. L’attuale proliferare
dei maghi è una delle possibilità. Il caso di Wanna Marchi, è
uno degli esempi. Ma c’è di peggio. E il limite ancora non si sa
quale sia.
W.M.