ATOMICA: GLI USA PREPARANO ALTRE GUERRE?

Avanti un'altro. Dopo l’Iraq, chi? L’Iran, o la Corea del Nord?

Nel nome del prosieguo delle "liberazioni coattive" con cui l'ormai nota "coalizione" oligarchica guidata da George W. Bush tenta di ribadire al mondo la giustezza della propria unilaterale logica di epurazioni dei diritti, al centro del mirino sembrerebbe dover presto focalizzarsi l'Iran, giusto in tempo per preparare il terreno per il giorno in cui, non trovando più niente laggiù a Baghdad per poter giustificare la propria presenza, americani e soci abbracceranno armi e bagagli diretti altrove.
E ciò che i "maligni" suppongono a causa delle parole del presidente americano Bush che, infatti, non ha perso tempo per dichiarare l'Iran il fronte caldo del suo secondo mandato.
Per quanto, attualmente, l'entità di un possibile confronto tra Bush e gli uomini di Teheran sembri poter essere esclusivamente di natura diplomatica, eventuali operazioni militari non sono da escludere. "Il mondo libero sta mandando un chiaro messaggio all'Iran - dice Bush -, affinché rinunci a sviluppare armi nucleari". E' questo il nodo da sciogliere, secondo l'amministrazione di Washington: la corsa all'armamento atomico iraniano. E il Pentagono conferma di tenere aggiornati i propri piani di guerra anche sull'Iran, pur precisando che questi non sono "in una fase attiva", ovvero non è in corso una vera e propria preparazione.
Nei giorni in cui l'America affronta l'onda anomala delle pellicole hollywoodiane con cui, sotto forma di documentari o veri e propri action movie attori e registi, sulla scia del "Farhenheit 9/11" di Moore tentano in modi diversi di far luce sugli ampi scenari dell'orribile guerra in Iraq, nuove minacciose vampe ipoteticamente belligeranti ci vengono paventate in ossequio dell' efficace politica del tentato panico con cui, storicamente, si è sempre tentato, non solo in America, di porre un freno a veri e concreti problemi interni sotto il fumo di una potenza globale liberale, liberalista, liberticida.
Se Teheran avesse l'atomica, costituirebbe "un elemento destabilizzante", fanno sapere da Washington. Il Presidente è "compiaciuto" delle indicazioni ricevute in Europa dalla Rice, ma si ripromette di riprendere il tema quando sarà in Europa, dal 20 al 24 febbraio: "sull'Iran, parleremo con una sola voce e continueremo a farlo", afferma il leader repubblicano.
Il generale Lance Smith, vice-comandante del Comando Centrale degli Stati Uniti di Tampa in Florida, luogo simbolo da cui dipendono i fronti principali della guerra contro il terrorismo, ha ricordato che il ministero della difesa americano rivede regolarmente i piani militari per diverse aree della Terra, fra cui l'Iran. "Cerchiamo di tenerli aggiornati - ha detto - specie se la Regione è attiva".
E accanto all'Iran, la Corea del Nord. Per la prima volta la Nord Corea ammette pubblicamente: "Abbiamo armi nucleari".
Da tempo si ipotizzava che Pyongyang avesse avviato la costruzione di ordigni nucleari, per quanto le più alte autorità del paese non fossero mai giunti ad una conferma ufficiale. Adesso la Corea del nord ammette che non parteciperà ai colloqui volti a bloccare le sue ambizioni nucleari. "Abbiamo già preso la risoluta azione di uscire dal Trattato di non proliferazione nucleare" e "abbiamo fabbricato armi nucleari per auto-difesa", dice un comunicato del ministero degli esteri nord coreano diffuso dall'agenzia ufficiale Kcna, nel quale si precisa che la decisione è saltata fuori al fine di porre un rimedio preventivo di fronte alla politica dell'amministrazione Bush tesa a isolare e soffocare la Repubblica democratica nord coreana.
In precedenza, nello scorso Aprile, la minaccia di un conflitto nucleare era tornata a galla allorché il governo nord coreano aveva avvisato gli Usa che avrebbe provveduto a concretizzare l'intenzione di ricorrere all'atomica nel caso in cui il governo di Washington avesse proseguito col suo "atteggiamento d'intransigenza" nei confronti di Pyongyang, facendo riferimento al fatto che gli Usa considerano legittimo riservarsi il diritto di un attacco preventivo contro la Corea del Nord.
Quale che sia la verità più accettabile, quale che sia il vero "nemico", nell'era di un pacifismo monco, eppur onnipresente, la luce fioca della fine del tunnel del sangue resterà spaventosamente lontana, per tutti gli uomini stufi di queste alternanze di guerre e di morti in prima pagina, fosse per illusorie armi di distruzione di massa, o per minacciose ecatombe atomiche.

G.T.