BENIGNI/SPIELBERG: MINI SHOW PER LA PACE
Il terrorismo uccide prima di tutto l’Oriente
Pochi minuti
prima che si diffondesse ovunque, nella mezza serata di Mercoledì 14
Aprile, la notizia dell’uccisione di Fabrizio Quattrocchi, uno dei quattro
italiani rapiti dai guerriglieri/terroristi iracheni, Roberto Benigni, con
queste parole pronunciate con orgoglio e impeto, ha acceso sul palco del 48°
David di Donatello, la luce vera dell’arte come uno degli strumenti
fondamentali per la lotta contro la guerra, il terrorismo e le politiche di
aggressione militare.
Benigni,
uno degli artisti del Bel Paese più amati e lodati oltreoceano, ha
dato, infatti, esempio di una capacità di improvvisazione a noi già
nota, ma che sempre ci stupisce. Ed ha urlato chiaro e forte il suo no alla
guerra, e a tutte le guerre. Lo ha fatto con genialità irresistibile
e la mimica attraente che lo ha reso celebre. Fino a permettergli di scrivere
una delle pagine più belle del cinema italiano “La vita è
bella”, pellicola in cui la comicità e l’espressività
dell’attore toscano si sono fuse in una storia dall’altissimo
coinvolgimento emotivo.
L’artista,
ignaro di quanto sarebbe accaduto di lì a pochi minuti, in attesa dell’intervento
di un mostro sacro del cinema mondiale, Steven Spielberg, regista, tra gli
altri, di “Schlindler’s list”; al sopraggiungere della notizia
dell'uccisione di uno dei quattro sequestrati italiani ha improvvisato un
breve, ma intenso, monologo, molto sentito, molto vero.
Sul palco,
Benigni ha provato, ancora una volta, a lanciare in alto il messaggio dell’artista,
che vede il mondo da un’ottica singolare, contraria al senso comune.
Originale.
“Il terrorismo uccide prima di tutto l'Oriente, la guerra è stupida
e volgare”, ha detto Benigni, tuonando con il sorriso sulle labbra e
senza star mai fermo, come da suo stile, definendo la guerra ed il terrorismo
cieco come una sorta di demoni che fanno “male a quella straordinaria
cultura orientale che vive dentro tutti noi”.
Solo lui,
in quel preciso momento, poteva coniugare in quella maniera così semplice
e spettacolare l’atmosfera di gala ad una cronaca di morte. Con quella
sua aria mai scontata nell’espressività, il trascinante regista
toscano ha parlato di cinema e dell’arte in generale come dei veri vaccini
contro il male e la violenza, perché “sono la gioia e la vita
contro la volgarità e la stupidità della guerra”.
Uno show
minimalista, ma certo apprezzato da tutti; perché moderato, benché
deciso, e non fuori dalle righe: una messaggio basato sul positivismo dell’arte
contro le tendenze ideologiche d’opposizione attraverso la lotta cruenta,
che sono assolutamente da debellare fuori e dentro l’arte.
Il regista
Spielberg, definito da Benigni come il più grande sognatore dei nostri
tempi, ha poi a sua volta manifestato, sulla scia delle parole del comico
toscano, tutta la sua pena alle famiglie dei sequestrati e dell’italiano
tragicamente ucciso, definendo la guerra in Iraq come un conflitto sorto non
“per necessità ma per scelta”.
“Sono
da sempre, e lo sapete - ha affermato Spielberg -un sostenitore della causa
di Israele. Ma sostengo anche il diritto dei palestinesi ad avere una loro
terra e a vivere in pace. C'e' troppa violenza, oggi e sono gli estremisti
nei due campi che stanno creando un vero pantano. Quando finalmente si ricomincerà
a parlare e a cercare soluzioni concrete, allora finalmente si faranno dei
passi avanti".
Il regista
ebreo, che ha affidato a Mimmo Calopresti la produzione di un documentario
sulle testimonianze dei 400 italiani sopravvissuti ai campi di sterminio per
la “Fondazione per la Shoah” da lui presieduta, si è dunque
unito, al suo amico Benigni per il rilancio, di un’arte che spinga,
che inciti, che sollevi la gente alla lotta per la pace, vera e giusta.
Daniele Silvestri