Critica
del film
PARERI CONTRAPPOSTI
Dario
Fo, intervistato da Curzio Maltese –Venerdì di Repubblica
“I Vangeli,
tutti, apocrifi e no, descrivono Gesù come un uomo pieno di coraggio
ma che conosce la paura, mosso dalla fede ma anche tormentato dai dubbi. Capace
di gioia come di rabbia, a volte triste e amaro ma più spesso giocoso,
ironico.Un uomo che ama i piaceri della tavola, gode delle gioie concrete della
vita e cura anche il proprio corpo (…) Gli aspetti della predicazione
di Cristo che suscitano ancora oggi scandalo e reazioni risentite sono innanzitutto
il disprezzo per i ricchi. La storia della cruna e dell’ago. Per quanto
si voglia caricare di significati politici parola di Gesù che cosa esiste
di più definitivo e duro?” (…)“Gesù rompe molti
tabù della sua cultura, salvando la Maddalena (…) e parlando con
una donna straniera, la Samaritana. (…) Senza contare che in una società
dove comandava l’occhio per occhio arriva quest’uomo che insegna
a porgere l’altra guancia e su questo punti si consumano i grandi scismi
(…) Al potere serviva un Dio che benedice le guerre e unge gli imperatori“
Gloria
Satta - Testata: Il Messaggero
E’
furia missionaria. Resterà nel tempo “La Passione di Cristo”
è un’emozione che non lascia scampo.Un pugno nello stomaco che
per due ore colpisce lo spettatore agli occhi, alle orecchie, alla mente, al
cuore. Come tutti i film “di pancia” è brutale e sconvolgente.
Come molte opere che hanno la pretesa di affrontare i nodi instricabili dell’esistenza
tramortisce e lascia il segno. E’ efferato e in certi momenti bellissimo.
E’ incalzante e perentorio. E’ un film spirituale e bellicoso. Non
promette pace ma intima espiazione. Dimenticarlo sarà difficile. (…)
La furia missionaria di Mel Gibson grida la sua condanna contro l’umanità
(non gli ebrei: la mano che pianta il primo chiodo sulla croce appartiene al
regista) per l’assassinio di Cristo. Spietato e violento, austero come
una sacra rappresentazione malgrado gli eccessi.
Michele
Anselmi - Testata: Ciak
Non
so se Gibson sia "il nuovo evangelista" come scrive Ferrara. Ma di
sicuro La Passione non è "Golgota trash" secondo la formula
adottata da Roberto Cotroneo per liquidare il film. Che trovo, al contrario,
potente, brutale, ispirato, pietoso. Piaccia o no, quel corpo offeso e flagellato
assume tutta la sofferenza del mondo. L'insistenza non è sadismo, tanto
meno (che fesseria) splatter. Vuole restituire carne e sangue alla Passione.
Onore ad uno strano cristiano venuto dall'Australia.
Goiffredo
Fofi – Testata: Il Messaggero
“Passion
non è altro che un’insopportabile scena di tortura che dura più
di due ore. Vi si mostra solo questo (…) compiacimento sadico con cui
si infierisce su un Gesù masochista. (…) Il sacro non c’entra
mai in questo film davvero non si avverte mai nessun soffio dello spirito”
(…) Trattasi di un film misero e confuso, opera di un sottoregista megalomane
che copia se stesso (Passion e Patriot sono, nel modo infantile di concepire
la storia e di girare un film, quasi la stessa cosa) ma approfittando della
più grande storia mai raccontata (come si intitola un film ingenuo e
imbecille della Hollywood di ieri) (…). Interessante Passion lo è
solo per uno studioso dei generi cinematografici che sappia di sociologia delle
comunicazioni di massa, per l’esame di come è cambiato nella storia
del cinema il modo di proporre la storia occidentale più raccontata.
E lo è naturalmente per un sociologo, che può studiare le reazioni
al film e le interpretazioni, anche deliranti, che esso va suscitando”
Lietta Tornabuoni - Testata: La Stampa
(...)
Non un'opera d'arte né un kolossal kitsch (...) E' certo il più
sanguinoso dei film del genere, ma anche il più realistico. Le accuse
di antisemitismo non sembrano giustificate.
Le
Monde - Testata: Le Monde
(...)
La più lunga seduta di tortura mai raccontata (...) abbrutisce, violento,
disumano, ma solo un film. Il suo regista può anche pretendere di essere
stato guidato dallo Spirito Santo, tutto quello che si vuole, ma sono immagini
proiettate su uno schermo, che obbediscono a una volontà, quella di Mel
Gibson (...) C'è meno grazia in tutta la 'Passione' del cattolico Mel
Gibson che in una sola scena di Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini (...)
Testata:
Le Figaro
(...)
Al di là delle polemiche La passione avrà comunque il merito di
aprire una discussione metafisica sull'esistenza del male, che invita ciascuno
di noi a riflettere sulla colpa collettiva e sulla violenza che imperversa nel
mondo (...)
Tennis Byrne - Testata: Chicago Tribune
(...)
In Passion quello che colpisce non è tanto una rappresentazione della
violenza, ma quella di un livello di sofferenza mai visto prima. La distinzione
è importante. Purtroppo ci siamo abituati alla violenza. Ma per fortuna
non alla sofferenza. Però si suppone che quello rappresentato sia il
livello di sofferenza necessario a redimere tutta l'umanità (...)
Roberto
Cotroneo - Testata: L'Unità
(...)
è un film sostanzialmente antisemita che getta una luce oscura e inquietante
sulla religiosità di questi anni. Un film verso il quale la chiesa non
prende le distanze, e dovrebbe farlo; che mescola uno spirito preconciliare,
per non dire controriformistico, con l’apoteosi degli effetti speciali
di certo cinema americano. In una parola è un film che ci riporta indietro
di decenni, se non di secoli (...) Nel film di Gibson, Cristo che si è
fatto uomo, e sostanzialmente rimasto uomo. Il suo sacrificio ha qualcosa di
pagano, non è un passaggio inevitabile, già scritto, non è
un destino di redenzione contro cui nulla è possibile fare. Ma è
un’opera del male, del demo-nio innanzi tutto, che sembra addirittura
l’artefice di quello scempio di carne, di sangue che si mostra per tutto
il film.(...) L’orrore di questo film è tutto in questa forma di
ateismo, nella sua incapacità di interpretare l’aspetto divino
della figura di Cristo. E la passione violenta e terribile che corre per lo
schermo allontana dal sacro e diventa preludio possibile di ogni intolleranza
religiosa. E su questo la Chiesa ha ben poco da prendere le distanze.
Richard
Roeper, Ebert & Roeper and the movies, Chicago Sun Times
(...)
Questa è la più potente ed importante rappresentazione delle ultime
ore di Cristo che sia mai stata fatta (...) Gibson è un grandissimo narratore
e questo è il Lavoro della sua vita (...)
Vittorio Zucconi - Testata: La Repubblica
(...)
Quali sono le ragioni, l'intento, la carità, che hanno chiamato Gibson
a spendere 25 milioni di dollari per finanziare e difendere un film sulle ultime
ore di Gesù raccontandole con la sensibilità poetica di un peso
massimo deciso a spaccare la faccia all'avversario sul ring delle religioni?
(...)
Anche questo è un film "post 11 settembre", un film di guerra,
concepito come arma nell'arsenale del conflitto di civiltà. Quello che
Bush fa con le bombe, Gibson vuol fare con la macchina da presa, propagandare,
conquistare, salvare. Questo è il senso di un film che sarebbe altrimenti
inutile (...) Sarebbe più rassicurante uscire dall'anteprima negli studi
della Fox di Murdoch che ha accettato di distribuire il film, licenziando anche
questa Passione secondo Arma Letale come la solita operazione commerciale, ma
non è così. (...) Invece a questa sua rilettura della Passione
in latino e aramaico, ma con i sottotitoli misericordiosamente imposti dalla
Fox per aiutare chi per caso non ricordasse bene la lingua di Aram nipote di
Noè o il "rosa rosae" dei Romani, egli crede davvero (...)
"Nihil sine domino" avvertono i Gesuiti, nulla accade senza la volontà
di Dio e non saremo noi, miserabili spettatori peccatori, a stabilire che cosa
avesse in mente Adonai permettendo a Mel Gibson di fare questo film sul suo
Figliolo.