STUPRO: STORIA DI ORDINARIA FOLLIA
Quindicenne francese suicida dopo esser stata violentata
di Daniele Silvestri
Capire cosa passa
nella testa di un neo-adolescente bombardato, ogni giorno, da input erotici
e di valanghe di immagini cliché della virilità standardizzata,
è una grande impresa.
Possono
passare fiumi di testosterone, ragionamenti distorti sulla femminilità,
modi di dire e fare estranei al background familiare dal quale il giovane
proviene. Spesso, la voce del gruppo imperante ha il potere di rallentare
i freni inibitori. Talvolta l’eccitazione di un corpo che risponde a
stimoli sempre nuovi, difficili da gestire, si affida all’alibi del
branco vincolante e chiuso all’ipotesi di un rifiuto ad assumere comportamenti
brutali.
E’
il sesso. Il motore di un’intera fascia d’età dentro la
quale giovani di tutti i tipi, tirano avanti i giorni facendo bilanci e confronti,
e mirano a sollevare l’asticella della competizione oltre le paure e
i limiti, rischiando, come spesso purtroppo accade, di spingersi al di là
d’ogni ragionevole comprensione.
Chi stupra, infatti, agisce in base ad un istinto irrefrenabile, insito nella
natura umana, a prescindere da estrazioni e condizioni sociali che stupisce
proprio perché trasversale. Non esiste un prontuario su cui studiare
come e in quali condizioni un atto di violenza possa verificarsi, né
esiste nella nostra evoluta società una cultura di prevenzione sufficiente.
C’è sempre un commento saccente, al balzare agli onori della
cronaca dell’ennesimo caso di violenza; e c’è sempre una
spessa, inviolabile coltre di omertà, dentro la quale al pari di altri
drammi come la pedofilia, questa malattia di un sesso depravato diffonde i
suoi tentacoli come una piovra. E distrugge.
Camille,
quindicenne francese, è morta di vergogna. Non ha retto l’onta
dell’abuso subito. Essere violentata, per lei, deve essere stata un’esperienza
pari alla morte: è lì, in quel momento, che si è scritto
il suo nome sul bronzo di una fredda lapide.
Tre suoi compagni di classe l’hanno violentata in forma collettiva poco
prima delle vacanze pasquali, così, del tutto inaspettatamente. Erano
tutti e tre a cavallo dei 14 e dei 15 anni, appartenenti alle solite “famiglie
per bene” e definiti come i soliti ragazzi “gentili”. E’
così che va..
Si dice
che la piccola Camille avesse un buon rapporto, con loro. Il loro legame era
talmente forte che la ragazza quel giorno li seguì dopo scuola, facendosi
accompagnare verso casa senza alcun timore. Non hai mai timore quando sei
con persone di cui ti fidi.
Invece, è proprio allora che il dramma è avvenuto, nella casa
della nonna a Mesnil-sur-Bulles, alle porte di Parigi.
La ragazza non ha retto all’aggressività subita e si è
suicidata. Ha ingurgitato un numero indefinito di pillole per darsi la morte,
forse ritenendosi indegna, mentre i tre compagni che andavano in giro a vantarsi,
sono stati sospesi e saranno interrogati dal Pm di Beauvais. Saranno puniti.
Ma chi ci libererà da queste storie di ordinaria follia?
Ogni giorno
innumerevoli donne rischiano di fare la fine di Camille: derubate della dignità
e della voglia di vivere.
Amnesty International, nell’ambito della campagna contro la violazione
dei diritti umani che marcerà tra il 2004 e il 2005, dedica il centro
di questa iniziativa al tema delle violenze sulle donne, puntando sull’abolizione
di tutte le leggi a protezione dell’impunità dei rapporti sessuali
non consensuali privati. Lo scopo principale è quello che le autorità
nazionali e locali operino in direzione di un concreto soccorso per tutte
quelle donne i cui diritti umani fondamentali sono calpestati.
C’è, in linea di principio, da chiedersi se alle parole seguiranno
i fatti, e se, per quanto bene possano operare organizzazioni come Amnesty,
ci sarà mai un giorno in cui si smetterà di considerare la donna
come un oggetto, o una proprietà da depredare, e possedere.
In vista di questa crescita culturale, non si può che far leva sui
mezzi di persuasione come la cultura, la comunicazione, l’insegnamento,
e la verità.
La verità nei messaggi preconfezionati indirizzati ai ragazzi. Dove
emergano gesti e parole di approcci umani rispettosi dell’identità
altrui. Dove “l’uomo che non deve chiedere mai” risulti
anacronistico e rozzo al confronto di una tipologia maschile nuova e vivace.
Una generazione sveglia nell’accorgersi che i tempi attuali concedono
libertà e percorsi, nel rapporto di coppia, che gratificano nel sentirsi
desiderati e rispettati. Dove al posto dell’ignoranza, del mutismo e
dell’indifferenza, ci sia il modo di parlare a un’altra Camille,
di chiederle attenzioni e gesti e amore spontaneo. Si tratta in fondo di capire
la differenza tra l’uomo e la bestia. Non altro.