IMMIGRAZIONE: CPT A RISCHIO DI COLLASSO
Paese di navigatori
ed emigranti, l'Italia.
Eppur (qualcosa) si muove, nel tempo, e le cose cambiano; mai come di questi
tempi, navigatori emigranti semplicemente approdano, dalle nostre parti.
La questione dell'immigrazione clandestina sulle coste del Belpaese si ripete
balzando agli onori della cronaca ben al di là dei quantistici dati
numerici dietro ai quali, è bene sempre dirlo, storie di vita, e di
persone si celano; e, per quanto dilagante sia attualmente l'ondata della
nuova povertà tricolore, evidentemente ancora molto larga è
la fetta del mondo che non se la passa certo meglio di noi. Sempre più
persone giungono infatti nell'Eldorado degli ex naviganti con la valigia di
cartone, animati da una voglia di riscatto dalla povertà e dal nulla
da cui provengono.
La situazione è andata via via peggiorando da quando, una circolare
del ministro Pisanu certificava il passaggio, per i clandestini irrispettosi
dell'obbligo di espulsione, dall’arresto all'accompagnamento nei centri
di permanenza temporanea, i famosi Cpt. Da allora, ad incominciare da Lampedusa,
per quanto accresciuti di importanza, i Cpt sono stati oggetto di approdi
oltre ogni possibilità di freno; e il tratto di mare tra Sicilia e
Nord africa è diventato ancor più teatro di tragedie e disperazioni.
Lì, le chimere di un nugolo di anime perse sono state censite nel numero
di 1.167 morti tra gli immigrati. Dato, questo, che non traccia con esattezza
l'entità della reale portata di un dramma che conta numerose vittime
rimaste avvolte dall'ignoto, poiché nessuno era lì per portarne
la testimonianza, o è sopravvissuto per poterla raccontare.
Nei mesi scorsi Pisanu aveva parlato di «costi umani elevatissimi»
sull'immigrazione clandestina: il 18 febbraio 9 egiziani sono morti annegati
mentre cercavano di raggiungere illegalmente l'Italia a bordo di un battello,
davanti alle coste libiche. Nell’Ottobre del 2004, 22 persone sono annegate
(e 42 sono risultate disperse) dopo che una imbarcazione con a bordo 75 nordafricani
diretta verso l'Italia si è capovolta ed è affondata davanti
alla costa tunisina. Nei pressi di Lampedusa, nell'ottobre del 2003, da un
mezzo fatiscente ribaltato muoiono otto somali. Nell'Agosto 2003 affonda vicino
alla Libia una nave con 76 persone diretta in Italia, 21 i morti. Nel Giugno
precedente una tragedia agghiacciante: naufraga una nave con 250 immigrati
a bordo. Si salvano in 41, per giorni le motovedette ritrovano cadaveri, in
mare.
Nel canale di Sicilia e al largo della solita Lampedusa, l'emergenza non è
mai veramente cessata. Nel Settembre scorso un record: 484 clandestini, verosimilmente
palestinesi, sbarcano da un barcone di 25 metri; circa un centinaio di immigrati
sono stati lasciati liberi, in mancanza di posti liberi nei centri di prima
accoglienza, mentre a Marzanemi, dalle parti di Siracusa, altri cento approdano
su un mezzo di 12 metri, intercettati dalla Capitaneria di Porto e dalla Guardia
di Finanza.
I centri di accoglienza, e quelli di "permanenza temporenea", ormai
certificano l'assenza di posti e mezzi per poter far fronte al sostentamento
di questo mare di immigrati; e nei centri, non mancano altri tipi di problemi.
E' datata 12 Marzo 2004 la notizia dell'arresto con l'accusa di sequestro
di persona di Don Cesare Lodeserto, direttore del centro di permanenza temporanea
Regina Pacis di San Foca a Melendugno (Lecce) che dipende dalla curia di Lecce.
Nei giorni precedenti la procura di Lecce aveva avviato perquisizioni e acquisito
varia documentazione. L'arresto è stato eseguito su richiesta del pm
del pool "fasce deboli" della procura, Carolina Elia. I capi di
accusa nei confronti del sacerdote sono abuso dei mezzi di correzione e disciplina
e sequestro di persona. Don Lodeserto è stato arrestato a Mantova dove
esiste un altro centro del Regina Pacis, gemello di quello di Melendugno.
Il sacerdote si trova in carcere a Verona. Il centro Regina Pacis è
stato oggetto di varie inchieste dall'epoca della sua trasformazione in Centro
di permanenza temporanea (Cpt): due-tre indagini per maltrattamenti, una sulla
gestione dei fondi pubblici assegnati al Regina Pacis, rinvio a giudizio per
presunti maltrattamenti a 17 maghrebini e presunto tentativo di don Cesare
per trattenere nel centro donne moldave che invece volevano andarsene.
Tutto questo, ad ogni modo, non macchia l'impegno sociale di tutti i centri
impegnati nel controllo del difficilmente arginabile problema delle immigrazioni
clandestine. Tra questi, spicca “ICS - Consorzio Italiano di Solidarietà”,
nato nel 1993 come struttura di coordinamento di gruppi locali e associazioni
varie già operative nel settore. L'ICS, una rete di 11 associazioni
nazionali e 55 gruppi locali, diventata rapidamente il punto di riferimento
per l’accoglienza ai profughi che, grazie ad una fitta rete di collaborazioni
con organizzazioni internazionali e istituzioni nazionali (UNICEF, UNHCR,
Commissione Europea, Ministero degli Esteri e dell'Interno italiani), continua
a perseguire la sua missione volta alla protezione delle vittime dei conflitti
e delle crisi internazionali, all'accoglienza dei rifugiati e degli sfollati,
nonché alla tutela delle vittime di abusi dei diritti umani.
R.G.