QUALE ULIVO?

“Se non vi interessa uscite e andate a parlottare fuori”. E’Michele Santoro che redarguisce la platea disattenta in un momento di quasi pausa-pranzo in cui parla Barbara Pollastrini. La coordinatrice delle Donne Ds, fa un appassionato discorso sull’umanità sofferente, contro i fondamentalismi, per un mondo migliore in cui le donne abbiano voce, “perché è provato che nei posti in cui le donne stanno bene tutti stanno bene”. A Giuliano Amato dice: “Un programma non si scrive senza la New Deal delle donne”.
Santoro definisce l’intervento straordinario, bellissimo. In effetti la voce tenue di Barbara Pollastrini ha faticato a farsi ascoltare in un momento di stanchezza del pubblico, ma le vibrate richieste che ha espresso hanno toccato le corde interiori dei molti che hanno apprezzato il senso sincero delle sue parole.
Viene così a delinearsi il concetto che tutti cercano di definire. Quello, per esempio, della politica “ribattezzata da un tuffo nella società civile dove litigheremo tutti su tutto”. Sono parole del giornalista Federico Orlando, fondatore di Articolo 21, che aggiunge: “Alla fine elaboreremo un programma da presentare ai cittadini sapendo che da quel momento ognuno si sentirà vincolato a quel manifesto senza fare scherzi”.
Il suo è uno dei primi interventi sabato al Palalottomatica di Roma, che tra i molteplici concetti espone interessanti previsioni di successo che l’ampia federazione dell’Ulivo andrà ad incontrare.
In verità la definizione esatta dell’oggetto politico che oggi è reso pubblico e di quell’altro più nebuloso in divenire, non è specificata: federazione, coalizione, casa comune, identità plurima, condominio, idea collettiva, e altri originali nomi per dire che si deve andare insieme alle elezioni. Soprattutto alle politiche del 2006.
Walter Veltroni, precede un dovizioso intervento di Rosa Russo Iervolino, e spiega che Berlusconi non è imbattibile, almeno per due motivi. Primo perché nonostante la sua maggioranza, le cinque reti televisive e la ricchezza, il consenso per lui continua a diminuire di anno in anno. Poi perché lo abbiamo già battuto nel 96. Aggiunge che non è un’utopia vincere le elezioni.
Il sindaco di Roma, spiega il concetto di utopia come un tentativo di raggiungere un orizzonte che sembra allontanarsi da noi mentre gli andiamo incontro e che invece si avvicina quando facciamo due passi indietro. Ci muoviamo in un senso o nell’altro nel tentativo di raggiungerlo. Proviamo e riproviamo e camminiamo in ogni modo verso il progetto, il sogno. E facendolo realizziamo comunque uno scopo, perché l’utopia serve a questo. A camminare.
Veltroni intende spiegare il difficile percorso verso l’”identità plurima”, altro titolo del soggetto politico omnicomprensivo del futuro. Spiega anzi che l’identità deve essere plurale e plurima, ancorata e cosciente del proprio passato senza farsene imprigionare. In un’idea di società in cui hanno rilievo i rapporti tra le persone.
“Questo governo che è in conflitto con tutte le componenti della società: contro i medici, gli operai, la scuola, i magistrati, i sindacati - prosegue Veltroni - E’un governo che cerca di dividere gli italiani mettendo quelli del nord contro quelli del sud. Il Paese si sta scollando. E’ ammalato. Chi sta in frontiera come noi sa che malgrado l’ostentato ottimismo di Berlusconi occorre pensare a problemi di Welfare community, di esigenze della gente. Il problema non è farsi bello all’inizio dell’anno, ma arrivare alla fine del mese”.
Così vengono più volte enunciate due essenziali sindromi, quella per l’aspetto estetico del premier di cui parla anche Prodi e quella della quarta settimana. Teresa e Michele Del Manzo sono due persone qualunque intervistate da Santoro. Dicono al pubblico le difficoltà di arrivare alla fine del mese con lo stipendio. Confermano la teoria che colloca il limite della crisi alla terza settimana, perché fino a lì, centellinando le spese, si riesce a farcela, ma all’inizio dell’ultima settimana ,nel budget di spesa di un nucleo familiare, la faccenda si fa drammatica perché davvero a quel punto si è dato fondo a tutte le risorse. Teresa, da buona amministratrice di famiglia conosce i prezzi del prosciutto, della frutta, del formaggio, mentre il marito sa dire molto sull’aumento di bollette e tariffe autostradali. “Non si capisce da dove esca fuori il due per cento dell’Istat - conclude Teresa - Dove vanno a fare la spesa quelle dell’Istat, lo dicessero, così ci vado anch’io”.
Non mancano interventi sulla questione morale, dove tutti, persino Franco Marini spiega di essere andato da un aereo all’altro come un forsennato per il doppio incarico, che ha rappresentato per lui un’esperienza, ma che in realtà va abolito perché “non si può fare”.
Michele Santoro, alternato a Gad Lerner, presenta la “convenzione” del “Primo Ulivo”. Parla della diaspora che in Rai si è realizzata nei confronti suoi, di Sabina Guzzanti, Luttazzi, Carlo Freccero, Ruotolo, Iacono ed Enzo Biagi. Lo storico giornalista è presente sul palco e viene accolto dal pubblico con una vera ovazione. Racconta delle discussioni avute con Montanelli, in rare occasioni in cui l’argomento era Silvio Berlusconi. Indro era solito affermare che occorreva bere il calice amaro fino fondo per vaccinarsi. “Perché – diceva - lui è come un virus. Bisogna che ce ne liberiamo”. E Biagi gli rispondeva dubbioso: “Se invece sbagliamo la dose?”
Massimo D’Alema si mostra convinto che il soggetto politico nato oggi è una mossa che precede quelle di Berlusconi e afferma: “Per la prima volta lui è costretto ad inseguire sul terreno dell’innovazione e del cambiamento”. Il presidente DS dà un valore aggiunto all’odierno accordo tra quattro soggetti politici. Consiste, a suo parere, nell’eliminazione delle rivalità dei due grossi partiti del centrosinistra, Margherita e DS che da oggi in poi stanno insieme in un progetto unico che si chiama “Uniti nell’Ulivo per l’Europa e con Prodi”.
Rosa Russo Iervolino presenta le realtà di Napoli. Difficile per la disoccupazione e le mille difficoltà. Chiede, non assistenzialismo, ma interventi per dare ai giovani del mezzogiorno la dignità nel lavoro. Questo è l’aspetto maggiormente affrontato. Lo stesso Prodi esordisce dicendo: “E’ bello essere qui con voi, essere in tanti, e più bello è ricominciare tutti assieme a lavorare”, e raccoglie un’ovazione dal pubblico. Introdotto dalla musica di Ligabue e dalle parole: “Vita da mediano con dei compiti precisi…” Fa un ‘interessante excursus sul progetto Europa, l’ingresso nell’ U.E. di altri dieci paesi all’inizio di maggio, sui motivi per cui l’Italia si trova di nuovo al centro del mediterraneo. Ripete quattro volte, nel suo denso intervento, una frase che alla fine è già uno slogan: “Esiste il mercato, ma esiste anche il governo”.
Precisa che l’aumento dei prezzi dopo l’euro è avvenuto solo in due paesi. In Italia in più c’é il ristagno dell’economia perché si sono voluti togliere tutti i controlli. “Il mercato per essere libero non può essere senza controlli – ribadisce, e conclude - In questo momento in Italia si registra crescita zero e quando la parola è zero l’interpretazione è facile”.
Spiega il progetto Europa che ci permette di mantenere il modello sociale che è il nostro modello sociale, non quello che c’è al di fuori. Uscire da questo modello sociale è, infatti, un prezzo che non possiamo permetterci di pagare. Sottolinea la nuova centralità del nostro paese in questo nuovo mediterraneo e il ruolo importante che ci attende al centro dell’economia mondiale
Precisa poi che nella “casa comune” potrà essere presente solo dal primo novembre, perché intende portare fino in fondo il suo mandato per evitare che ancora una volta, come spesso si fa, considerino gli italiani come gli indisciplinati della classe europea.
Anche lui interviene sulle donne. Le donne assumano il compito di modellare il nuovo mondo.

R.S.
Il tema delle candidature femminili è affrontato da molti, tra questi da Giuliano amato e da Franco Marini della Margherita. Poi ripreso, come ho già scritto, da Barbara Pollastrini, che afferma: “Nessuno ha parlato delle donne come risorsa, come qualità della politica. Mai come ora la lotta delle donne assurge a simbolo di libertà e civiltà. Cita Amina Lawal e decine di altre donne maltrattate e uccise. Dice che solo l’1% di ricchezza mondiale è nelle mani delle donne, a fronte del 10% di reddito e del 75% delle fatiche. Espone dati crudi. Espone il problema della fecondazione medicalmente assistita. Si riferisce all’intervento di Rosy Bindi di ieri. Chiede di discutere insieme a lei e ad altre donne del grave problema per trovare una mediazione, partendo però dal principio unico della laicità dello Stato. Per costruire un’etica pubblica condivisa. Sollecita l’apertura alle candidature femminili, a partire dalla testa delle liste, perché le donne che vengono elette fanno buona politica. “Dalla parte delle donne c’è la parte migliore del mondo” afferma convinta. Contro una visione maschilista della politica chiede giustizia “affinché le donne ottengano per talento ciò che oggi molti uomini ottengono per fortuna”.
“Questa è la mia casa e la mia famiglia politica” assicura Prodi sollecitando un lavoro di squadra per riuscire a portare a compimento il progetto. Fa l’esempio di un grosso pesce pescato e trascinato da una barca fino in porto. Alcuni squali spolpano il pesce durante il trasferimento al punto che giunti in porto i pescatori si ritrovano, non più un grosso pesce, ma una grande lisca. Ci mette in guardia in presidente dell’UE e futuro nostro Premier, sui pericoli, le insidie, le false convinzioni di facile vittoria. Tutto giusto. Resta solo da sapere chi sono gli squali.