MANIFESTO
COMITATO PER WANDA MONTANELLI
Il
giorno 11 marzo 2006, a Roma, è nato il Comitato per Wanda Montanelli,
per il diritto alle Pari Opportunità.
Il digiuno, come forma di lotta non violenta, di Wanda dura ormai da 17 giorni.
Ci uniamo a lei nell’impegno teso ad ottenere azioni concrete del prossimo
governo per il raggiungimento di una vera democrazia paritaria. E’ infatti
inaccettabile solo il pensare che si intenda ancora rappresentare il misero
panorama politico del passato, privo di quella componente vitale, umana, sensibile
alle esigenze di trasformazione della società che è l’intelligenza
femminile.
"E'
ora che dalle mere intenzioni si passi agli atti veri. Le pari opportunità,
come ha evidenziato anche il presidente Ciampi di recente, devono tradursi in
fatti e non essere limitate, come nel caso delle elezioni, a cooptazioni di
facciata, ancora più umilianti da accettare per tutte le donne che sono
impegnate seriamente da anni, all’interno delle strutture politiche.
Ecco perché
chiediamo a Romano Prodi e ai vertici dei partiti precise e tangibili garanzie
sulla composizione del futuro governo. E’ ora che le donne escano dall’angolo,
e solo un impegno formale può garantire che questo accadrà. Le
parole non bastano più.
La via dell'Inferno
è lastricata di buone intenzioni mostrate in occasioni di particolari
appuntamenti come quello rituale dell’8 marzo in cui abbiamo assistito
alla liturgica gara tra pezzi di establishment per riconoscere alla donna un
ruolo fondamentale nella società e per avanzare ogni proponimento di
sorta volto a mutarne la condizione di svantaggio.
Sappiamo,
per esperienza, che contrizioni e sensi di colpa svaniscono immancabilmente
all'alba del 9 marzo, come sotto effetto di improvvise amnesie.
Ma il Comitato per Wanda Montanelli è nato, grazie anche
all’impegno e alla serietà di Wanda nel portare avanti il suo digiuno,
proprio per accentrare l’attenzione qui, oggi, per tutta la campagna elettorale,
e per tutto il tempo necessario, sul problema della discriminazione in politica
e nel mondo del lavoro.
Vogliamo ricordarvi che non è più tempo di “fumose esposizioni
di parole”.
La parità nei luoghi di potere deve diventare una realtà
E’
un’esigenza espressa dalla società in maniera evidente, ed in più
occasioni. I sondaggi di opinione danno risultati palesi su come i cittadini
siano convinti della necessità di dare i giusti spazi alle donne in politica
e nelle istituzioni e di come sia ormai conosciuto anche a livello internazionale
il nostro gap di democrazia. L’ Italia, infatti, una volta definita la
“culla di civiltà d’Europa” è oggi descritta
dal il '’Gender Gap Index’' elaborato dal World Economic Forum (WEF),
“uno dei campioni mondiali della disparità”, che si trova
al 45° posto del pianeta per la rappresentatività femminile. Ben
lontano da paesi come Canada (7°), Inghilterra (8°) o Germania (9°),
e dietro a Lettonia, Zimbabwe, Bangladesh o Malesia, Siria, Burkina Faso, Jamaica,
Lesotho.
Inoltre si ricava dai dati un panorama sconfortante: la presenza delle donne
si riduce ulteriormente quando cresce l’importanza e il peso politico
del ruolo di potere o di governo e la rappresentatività dell’ente
o del organizzazione da dirigere. Se solo una donna è presidente di Gruppo
al Parlamento europeo e nessuna in quello italiano, negli organismi e nelle
istituzioni nazionali, come Corte costituzionale, CNEL, Consiglio superiore
della Magistratura, CGIE (Consiglio gen. Italiani all’estero), Cons. magistratura
militare ecc. e nelle organizzazioni sindacali, la presenza delle donne non
supera il 10 – 13%.
Il Comitato
per Wanda Montanelli, ha deciso di porsi in osservazione attenta degli
esiti di questa prossima tornata elettorale, dove i risultati risentiranno dell’assenza
del voto di preferenza, spogliando gli spazi della democrazia, escludendo la
possibilità di scelta, affidando al potere delle segreteria dei partiti
la decisione di chi dovrà trovarsi in Parlamento e nel prossimo governo.
E dove la componente femminile della società risulterà ancora
una volta fortemente penalizzata.
Questo non è ammissibile in un paese in cui le donne che votano sono
numericamente superiori agli uomini (oltre 22milioni di donne aventi diritto
al voto contro circa 20milioni di uomini) e in cui, secondo il rapporto Eurispes
2006, il 57 % delle donne italiane, e quasi il 51% degli uomini, ritengono che
in Italia vi sia una “effettiva discriminazione tra sessi” e due
persone su tre si dicono d’accordo al dover imporre per legge la risoluzione
del problema.
E’ perciò necessario muoversi affinché si torni a respirare,
praticare la democrazia, anche attraverso il punto di vista delle donne.
Il presidente Aura Nobolo
Roma, 11 marzo 2006
comitatoperwanda@hotmail.it
www.comitatoperwandamontanelli.com