L'APPELLO AL PRESIDENTE
Mi
chiedono da più parti a quale presidente sia indirizzato l’appello
pubblicato sul quotidiano La Repubblica di domenica 22 gennaio.
Volutamente
la lettera inizia con “Caro Presidente”, perché la rivoluzione
copernicana di cui abbiamo bisogno in Italia necessita che “alcuni presidenti”
prendano coscienza che si può e si deve fare di più per ristabilire
l’equilibrio della rappresentanza e rafforzare la pratica della democrazia.
Naturalmente
il presidente garante della democrazia è Carlo Azeglio Ciampi. E’
lui il primo della lista dei numerosi presidenti a cui l’appello si rivolge.
In chiusura del proprio mandato il Presidente ha compiuto due importanti azioni
di tutela costituzionale: il rinvio alle Camere della legge Pecorella, e il
richiamo sulla par condicio nella campagna elettorale.
Felici di questo noi donne però attendiamo ancora un segnale forte a
garanzia degli articoli 3 e 51 della nostra Costituzione.
Nei mesi scorsi è stato stato inviato a Ciampi l’appello su
iniziativa di Tina Lagostena Bassi, insieme al Comitato di pressione per le
leggi paritarie a cui fanno capo centinaia di associazioni in tutta Italia;
firmato da migliaia di donne tra cui parlamentari, membri delle istituzioni,
casalinghe, presidenti di importanti associazioni, esponenti del mondo artistico,
ecc.
La gentilissima signora Franca, intervenuta sull’argomento, ha dichiarato
che dobbiamo volerci più bene tra noi donne e ricordarcelo nel voto.
Il Presidente a sua volta ha detto che in campo politico la sproporzione nella
presenza fra uomini e donne resta elevatissima e che i numeri risultano talmente
distanti tra loro che non li cita più, quasi per un senso di imbarazzo.
Non basta
caro Presidente Ciampi. Non basta.
Il tetto di cristallo è sempre più resistente. Le barriere invisibili,
i muri di gomma restano incrollabili al loro posto, senza che si possa reperire
una possibile piantina che indichi la posizione geografica in cui si trovano.
Te li trovi davanti d’improvviso quando ci vai a sbattere contro; ti accorgi
che sono sopra di te appena, illudendoti di avere spazio e cielo sopra la testa,
ti muovi verso l’alto e ti accorgi che sei chiusa dentro un luogo con
confini oltre i quali è impossibile andare.
Ecco perché, Presidente, occorre fare di più per rimuovere gli
ostacoli.
E bisogna iniziare da subito a cambiare.
L’altro
presidente a cui è rivolto l’appello pubblicato sul quotidiano
La Repubblica, è Romano Prodi che comunque è l’autore della
“Direttiva” del 1997 (Direttiva P.C.M. 27 Marzo 1997) e che, recentemente,
durante i lavori per il programma svolti nella Fabbrica a Bologna, manteneva
un comportamento coerente, tale e per cui era emerso un barlume di speranza
verso una possibile inversione di tendenza.
Gli interventi, numerosissimi e densi di contenuti proposti dalle donne parlamentari,
giornaliste, esponenti di partiti e associazioni, invitate alla giornata dei
lavori il 23 marzo 2005, avevano favorevolmente impressionato il presidente
Prodi che sembrava più che disponile a compiere le azioni necessarie
per uscire dal gap della democrazia incompiuta del nostro paese(vedi su link:
la Fabbrica del programma).
Di recente poi, il 17 gennaio ultimo scorso, il consigliere politico di Romano
Prodi Riccardo Franco Levi, al termine di una riunione tecnica con gli esponenti
dell’Ulivo, assicurava “per i capilista e per le teste di lista”,
visibilità e partecipazione delle donne.
Questo buon
proposito però non ci rassicura del tutto, presidente Prodi. La questione
non investe soltanto la posizione delle candidature femminili, anche se sicuramente
da lì è necessario partire. Esiste tutta una serie di ruoli governativi
e istituzionali, in cui le donne devono trovare spazio. Dove le resistenze sono
troppe e per cui bisogna iniziare davvero subito a cambiare.
Tutti
gli altri presidenti a cui è rivolto l’appello sono i segretari
dei partiti. Inutile dire che l’onorevole Sbarbati, unica donna segretario
di un partito è più che dalla parte nostra. E’ una donna
coraggiosa che ammiriamo, così come stimiamo tante esponenti e coordinatrici
delle donne all’interno dei partiti.
Di segretari democratici ve ne sono, in ogni partito, tra cui l’Italia
dei Valori cui appartengo. Esistono indubbiamente, negli uffici di presidenza
e negli esecutivi partitici, persone illuminate che vorrebbero trovare soluzioni
anche immediate al problema. Ma lo scontro è culturale, direi antropologico,
con radici antiche, ostilità passive e riluttanze che sono nell’anima
di gran parte dell’universo politico, che è in mano agli uomini
in maniera fissa e inamovibile.
Ecco perché, cari presidenti e segretari dei partiti è necessario
fare di più. Molto di più di quello che fate.
Bisogna sforzarsi di iniziare da subito a cambiare.
Per
chiudere voglio spiegare che potrebbe essere un’altro ancora il presidente
a cui la lettera andrebbe indirizzata. Molti infatti, mi hanno scritto e telefonato
per chiedermi se ci riferivamo a Berlusconi, il presidente del Consiglio.
Nel messaggio si parla di par condicio e sembra esista un legame con il dibattito
di questi ultimi giorni tra le due opposte coalizioni.
E’ vero che Berlusconi entra in questo appello perché esiste la
par condicio, qualità divisibile tra i poteri, e oggetto di regole nella
spartizione degli spazi televisivi e della stampa.
Di contro non esiste alcuna par condicio per chi questo potere non ce l’ha
in origine. Per tutti gli emarginati che non hanno diritto di cittadinanza nel
mondo della comunicazione, e sono tanti senza voce, né opportunità,
né diritti. Tra questi le donne.
Mi rivolgo perciò al presidente Silvio Berlusconi per dirgli che durante
questi cinque anni in cui ha governato, secondo noi, ha sprecato una preziosa
occasione.
Amato dalle donne che gli scrivevano e gli scrivono lettere a migliaia dal tempo
in cui, con l’avvento delle soap opera di mattina, molte persone di sesso
femminile si sono sentite gratificate. Votato e apprezzato dalle stesse e divenuto,
grazie anche a questo loro semplice contributo, Presidente.
L’elettorato femminile, che è quello che secondo i sondaggi, provoca
lo smottamento da una o dall’altra parte della coalizione, ha premiato
cinque anni fa Berlusconi. Direi, per essere più precisa, che ha fortemente
contribuito alla sua elezione.
Lei però,
caro Presidente del Consiglio, non le ha ricambiate con la stessa moneta, le
donne. Ha giocato con la volenterosa ministra delle Pari Opportunità,
Stefania Prestigiacomo, inserendola in un ruolo senza potere né prospettive.
E oggi, alla fine del suo mandato elettorale possiamo dirle con tutta franchezza
che puntare sulle donne poteva essere per Lei un percorso vincente. Se ci fossero
state molte donne sagge e vere nel suo Governo e nel Parlamento, credo l’avrebbero
meglio consigliata, e probabilmente sarebbero state di ostacolo ai tanti errori
che Lei ha commesso.
Io, vede
caro Presidente. Sono una delle persone convintamente di centrosinistra, che
non ce l’ha con lei. Non ho mai apprezzatola demonizzazione operata nei
suoi confronti, anche perché sono stata una delle prime persone a dirlo,
anzi a cantarlo, che accanirsi contro di lei era un evidente segno di miopia
politica. E voglio anche dire che non credo che Lei abbia sempre torto nelle
cose che afferma.
Ci sarebbe molto da aggiungere per far chiarezza su tanti aspetti di ciò
che intendo significare, e forse esisteranno altre occasioni. Per adesso insisto
nel rammaricarmi per l’opportunità che ha sprecato e che lascia,
alla fine del suo mandato, dei vuoti incolmati, nell’applicazione degli
articoli 3 e 51 della Costituzione.
Peccato per noi. E anche per Lei...
Wanda Montanelli