GRIDA
DI DOLORE DA PIU’ PARTI
di Wanda Montanelli
La punta dell’iceberg rappresentata dal V-Day di Grillo è un saggio di quello che potrà esservi di socialmente esplosivo se non si cambia rotta in politica.
Non
è certo uno show, anche se battute non mancano. Il gusto dell’iperbole
come il riferimento al ministro Mastella che scrive a Grillo, ed è come
se Gordon Brow scrivesse a Mister Bean, fa ridere.
Ma non c’è da ridere. Ora non più perché la misura
e colma e la gente è stanca di assistere a soprusi che in nome e per
conto di una classe politica privilegiata e lontanissima dai problemi del paese,
vengono perpetrati.
Il libro La Casta, di Rizzo e Stella va a ruba, ha superato la tiratura di 750mila
copie in pochissimi mesi. Non è mai stato così pessimo l’umore
della gente. Questi sono i tempi del distacco tra la classe governante che dall’alto
di tutta una serie di concessioni, agevolazioni, elargizioni per se stessa continua
a declamare la necessità di essere rigidi con tutto il resto del mondo.
A partire dai lavoratori, con contratti a tempo indeterminato, i più
fortunati, che pur essendolo, non arrivano a mettere insieme un progetto di
vita, poiché la loro esistenza si esaurisce nell’estenuante quotidianità
spesa a rincorrere pagamenti, utenze, libri scolastici, benzina, gabelle e acquisti
oculatissimi di generi alimentari che aumentano di prezzo di giorno in giorno.
Dietro questi infelici fortunati, ci sono i precari. Schiere di giovani. Proprietari
di telefonini e di ultimi modelli di Tshirt, tanto solo quello possono permettersi,
tra un contratto di sei mesi e l’altro di due.
Abbiamo privato i ragazzi del loro futuro. E’ l’obbligo a vivere
di giorno in giorno con quello che il convento passa li ha abituati a non considerare
che vi sia una possibilità di vita futura in cui oltre ad andare al cinema
e chattare si può sognare un futuro per se e per un nucleo di famiglia
proprio.
Tutto quanto Grillo urla il quel suo modo rude e farsesco che non è altro
che la cassa di risonanza del grido di dolore dei cittadini stufi di sudditanza
e desiderosi di riconquistare la propria vita, i diritti costituzionalmente
garantiti, l’ambiente naturale, la dignità di persone.
Ci stanno privando della terra, dell’acqua, del clima.
Arrivano i predatori e rubano. Come l’acqua Rocchetta in Umbria che riempie
milioni di bottiglie ed è ottenuta asciugando i rubinetti dei legittimi
aventi diritto a berla, gli abitanti di Gualdo Tadino.
Ci hanno abituati a ritenere che le donne in questo nostro paese debbano essere
ammazzate, e a seguito di questo, programmi tv debbano andare avanti per mesi
ed anni a gonfiare i dati di ascolto perché è ormai utile, per
la forma spettacolo basata sul gusto del noir, non riuscire a prendere mai il
colpevole.
Il grido di dolore della Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici, apertasi
a Roma in questo settembre su iniziativa del ministero dell'Ambiente, segnala
il rischio di quello che la Penisola si avvia a diventare da qui al 2050. Un
grande disappunto e dolore che ci fa toccare con mano l’arsura e desertificazione
a cui nessuno, con incapacità e noncuranza, pone rimedio.
Di questo si è ormai stufi, come dell’indifferenza verso l’insicurezza
lavorativa che ha registrato lo strappo della Fiomm (Federazione Impiegati Operai
Metallurgici) con la segreteria della Cgil che ha reso bene l’idea della
inadeguatezza di sacrifici imposti. Gianni Rinaldini, segretario generale spaccando
la sinistra, ha scatenato il mondo dei media ricevendo dalle altre confederazioni
una sorta di scomunica Ma tra i punti più forti di dissenso della Fiom
c'è la precarietà e l'accesso al lavoro atipico, in molti casi
estendibili all'infinito. Perché a tanti anni di lavoro interinale possono
seguire altri tre anni di contratti a termine, a cui possono aggiungersi i contratti
d'apprendistato. Una vita intera di insicurezza contro il lusso della Casta.