LOTTIZZAZIONE
TV, INCOMPARABILE DANNO SOCIALE
di Wanda Montanelli
TV impostora, modello di educazione all’egocentrismo e specchio di violenza, figlia di un potere cieco ed incolto.
Pane
e nutella, latte, concerti popcorn e tv. Casì siamo cresciuti. Abbiamo
ingoiato con il pane e il latte la violenza somministrata quotidianamente. in
dosi massicce e subiiminàlì iniezioni di cinismo. Lo abbiamo accettato
da bambini e tollerato da adulti il processo di induzione alla ferocia e di
assuefazione alle immagini sanguinolente, spietate, crudeli che hanno alzato
giorno dopo giorno il livello di impudenza, impassibilità, freddezza
nei confronti della morte. Di quella altrui naturalmente, perché in rapporto
inversamente proporzionale è aumentata la considerazione del nostro valore
che è primo e unico davanti a tutto. Nuovi egocentrismi alimentati da
teorie dell’autostima perverse, in quanto non basate sul giudicarsì
per essere equilibrati e giusti nei rapporti sociali, ma sopravvalutatì
in rapporto al nulla. Al di fuori del nostro duro e immondo egocentrismo infatti
troppo spesso c’è il nulla. Gli altri possono morire o soffrire.
Non ci riguarda. Vi descrivo l’alta scuola di brutalità e disprezzo
dell’umana specie che è stata, ed è, la televisione.
Questa mai abbastanza sputtanata tv che continua a far danno entrando nelle
nostre case e poi nel metaboiismo attraverso i momenti del pasto, appunto, o
del sonno, fino ad incistami nei pensieri con tutte le false dottrine che riguardano
noi stessi. Fino a fare della nostra esistenza un unico schema in cui ci disegnamo
in primissimo piano cancellando il resto della specie umana. il principio che
esìstiamo noi e solo noi, quello che i nostri desideri debbono essere
soddisfatti a costo di qualsiasi atto, anche bestiale; l’affermazione
della nostra persona, la soddisfazione delle nostre pulsioni fisiche, tra cui
quelle sessuali, abbiamo ben chiara in mente, e poi a distanza infinita raffiguriamo
gli altri e i loro diritti, il loro essere persone con una storia scritta nel
dna ed un’altra tracciata nello spartito dei suoni ed emozioni vissute
che compongono l’armonia o la disarrnonia della vita di ognuno. L’affermazione
della personalità. La gratiflcazione e la realizzione di sé come
fatica nel lavorare. L’incottro tra il desiderio e la conquista; l'impegno
perché la felice confluenza avvenga. La rinuncia quando questo non è
dato di realizzare. La capacità di accettare il fallimento, di elaborare
il dolore e ia frustrazione. di sentirci feriti e nello stesso tempo disposti
a ricominciare un nuovo sforzo del vivere. Tutto questo lo schermo casalingo
difficilmente io insegna. Le parole privazione o rinuncia risultano sconosciute
a tanti dei umani figli della tv generalista. L’insegnamento invece che
tutto ci deve essere dato, possibilmente senza fatica e in fretta, è
cognizione quotidiana. tra spot, filmati, e programmi scriteriati, ma scientificamente
produttori di impulsi e desideri terra-terra. Purché si pensi poco, e
non si tocchi lo status del potere acquisito. Affinché a nessuno venga
in mente di mandare via a calci i responsabili della programmazione, messi a
gestire la divulgazione di idee, che difficilissixna e delicata. presuppone
per lo meno la conoscenza cuiturale idonea, e sensibilità adeguate. Responsabili
tv che non sanno chi sia Condry McLuhan, o Popper, o Mastronardì e le
tecniche di manipolazione della mente umana. Ma nemmeno questioni di buon senso
come la semplice conoscenza delle tappe intermedie fanno passare mai come messaggio
sociale. Il fatto che non basta andare in tv a fingere di essere naufraghi di
un’improbabìle isola seivaggia per "svoltare" e campare
di rendita. E L’altro mportante principio che non tutto quello che piace
a noi deve essere per forza ricambiato. Non per forza ci debbono amare. Invece
è esattamente il concetto contrario a far breccia nella materia grigia
e inerte in cui permangono migliaia di scene di possesso, forza e violenza,
già vissute per finta e conseguentemente accettate come modalità
di rivalsa. Così si uccide. E’ facile
farlo. Visto e rivisto, milioni di volte, che ci vuole? Si uccide per il rifiuto
di rapporto fisico da parte di una ragazza, per una lite tra condomini, o perché
qualcuno per qualsiasi motivo non ha capito chi siamo e quanto il nostro ego
sia ipertrofico. Si può morire per l’incapacità di capire
in tempo la demenza; e sì uccide, come nel fIlm, dove poi spenta la tv
si ritorna a mangiare poncorn. E’ finzione è vita vera? Qual è
il confine? Nessuno più confessa. Non c’è espiazione, rimorso,
dolore. Solo paura di essere scoperti. E i moderni kilier diventano sempre più
bravi a non farsi prendere, nonostante le tecniche scientifiche. Sono stati
alla scuola di mattanza della tv che cosa può competere con tutto questo?
Oggi Sara, ieri Chiara, e Valentina e le decine di donne-pungiball nella prova
dell'affermazione dei sé perverso che la maestra cattiva, gestita e diretta
da programmatori e autori messi al posto sbagliato da regole di lottizzazione
e spartizione dei ruoli, ha generato.
4 Ottobre 2007 - www.storizzontinuovi.org