LA QUESTIONE AMBIENTALE A FERRARA

Iniziamo col ricordare una serie di questioni apparentemente slegate fra loro, ma in realtà leggibili come una strategia che sta pian piano approfondendo il solco tra governati e governallti nella nostra

- Centrale Turbogas: nonostante le proteste, le richieste di cautela e precauzione, i contributi scientifici dati dai Comitati, i dubbi della stessa commissione Scientifica, peraltro dispersa nelle nebbie autunnali, si va avanti tranquillamente

- lncenentore: stesso discorso vale per questaltra scelta, con l’aggravante della presa in giro. Infatti si continua a parlare di scatenibilità e raccolta differenziata quando si sa benissimo che la scelta di potenziare l’inceneritore va nella direzione opposta.

- T.I.A.: anche qui inascoltate le proteste di chi si opponeva alla fusione in HERA delle Aziende Munìcipalizzate e temeva quarto si sta punrtaalmente verificando: un sensibile aumento dei costi per lo famiglie e per i commercianti.

- Antenne e ripetitore: un numero enorme di apparecchiature stanno per essere o sono già installate sui tetti della città Comitati di cittadini organizzati sono sorti ovunque contro queste scelte, ma non vengono ascoltati.

- Variante al P.R.G.: applicate sottobanco, come esempio ricordiamo lo sciagurato progetto che dovrebbe trasformare Via del Parcoo e Via Boschetto in una tangenziale, distruggendo una zona verde.

Quanto detto è sufficiente per vedere che il modello di sviluppo proposto da questa Amministrazione non va nella direzione della sostenihilità e della partecipazione di cui si parla tanto.
Ferrara ha bisogno dì perseguire un diverso modo di “sviluppo”. Valorizzare quanto già abbiamo, ripensare il turismo, sviluppare la ricerca, implementare il terziario in generale, ecc.
Tutte cose rispettose dell’ambiente che ci permetterebbero li consegnare alle future generazioni un territorio salvaguardato, ma non imbalsamato.
Abbiamo una vasta area a Nord-Ovest della città, Il cosiddetto Polo Chimico, dove per 50 e più anni si sono insediati processi produttivi la cui natura e pericolosità non sono mai stati oggetto dì un’informazione trasparente ed esaustiva, anzi si sono spesso elusi controlli ambientali e si è perseguito legalmente chi avanzava critiche.
Nel tempo questa area si e trovata ìnglobata dallo sviluppo edilizio residenziale della città,
Negli ultimi anni (vedi Marghera) e negli ultimi mesi anche a Ferrara (vedi CVM) stiamo scoprendo i risvolti negativi di questo modo di considerare lo sviluppo: da un lato la pericolosità per la salute e l’inquinamento diffuso, dall’altro la dismissione strisciante dei processi produttivi che ci lascia in eredità un territorio devastato e di difficile bonifica e, non ultimo, crisi occupazionale.
Per tentare di affrontare il problema i nostri Amministratori hanno avvallato la costruzione di una Centrale turbogas da 800MW, che produrrà energia elettrica da rivendere al gestore di rete, in cambio di una “bonifica “parziale dei terreni sottostanti la centrale stessa.
Come effetto collaterale virtuoso tutto ciò dovrebbe attirare investimenti e aziende, magari un po’ meno inquinanti e più facilmente controllabili.
Molti cittadini pensano che nella sostanza camhierebbe poco, anzi con dati alla mano si può facilmente intuire un peggioramento sul piano ambientale.
I dati che ci allarmano si possono leggere su varie pubblicazioni che riportano studi internazionali sulle emissioni delle centrali turbogas e i loro effetti sulla salute. Il CNR (Consiglio Nazionale Ricerca) afferma che in questi casi le leggi sono inadeguate e superate. Infatti le necessarie autorizzazioni e la VIA (valutazione di impatto ambientale) prendono in considerazione solo il particolato grossolano emesso dal camino ma “dimenticano” le polveri fini e ultrafini che si formano in modo più lento e lontano con un processo fotochimico partendo da molecole di NOx e SOx. Queste polveri, dette secondarie, non si fermano con gli attuali filtri e vengono malate e assorbite dai polmoni arrivando fino al sangue.
Una centrale come quella progettata a Ferrara consumerebbe circa un miliardo di metri cubi di gas metano (il metano non è una fonte di energia rinnovabile e dobbiamo importarlo) e produrrebbe secondo questi studi centinaia di tonnellate di polveri fini ed extrafini.
Rimane inoltre molto nebulosa la vitale questione della bonifica di tutta l’area. Già la messa in opera delle fondazioni per la centrale e il relativo camino andrebbero a modificare in modo invasivo il sottosuolo mettendo in comunicazione i vari livelli di falda acquifera con conseguente diffusione di sostanze inquinanti. Siamo del parere che affidare la bonifica alle aziende che via via si insediano nell’area del polo chimico, secondo un metodo “a stralci”, non sia realistico ed efficace.. La giusta soluzione sarebbe quella di bonificare l’area in un unico intervento costringendo chi ha inquinato a rimediare al danno cagionato all’ambiente.
Grande assente da questo dibattito sulle scelte di fonti energetiche è l’unica veramente “pulita” e rinnovabile: l’energia solare.
Esistono e in molti paesi (con meno ore di insolazione che da noi) sono attive varie soluzioni tecnologiche (pannelli al silicio, specchi solari, concentratori lineari parabolici) che sfruttano la concentrazione del calore solare destinato all’alimentazione di turbine per la produzione di energia elettrica.
Questo significa che esiste un’opzione diversa dalle centrali che sono già in via di superamento sia dal punto di vista tecnologico che economico.
Prendiamo ora in considerazione il Piano dei Rifiuti proposto dalla Provincia che vede il suo fulcro nella triplicazione dell’inceneritore di Cassana.
Quando leggiamo che si vuole ridurre alla fonte la produzione dei rifiuti, che si vuole incrementare la raccolta differenziata ìncentivandone il recupero di materia attraverso il riciclo, non possiamo che dichiararci pienamente d’accordo. Tuttavia nascono spontanee alcune domande.
Quale interesse avrà il gestore dell’inceneritore (HERA) ad incentivare la raccolta differenziata quando la finalità di questo impianto è bruciare i rifiuti per produrre elettricità?
Un inceneritore, oltre ad avere la copertura dei costi di gestione attraverso la TIA, beneficia di un prezzo politico molto alto rispetto al prezzo di mercato dell’energia prodotta e venduta al gestore di rete (vedi delibera C.I.P. n.6/92). Questo spiega quanto sia conveniente per comuni e province costruire inceneritori; ma è altrettanto conveniente per l’ambiente e la salute?
Riteniamo che l’incenerimento dei rifiuti non sia la risposta giusta, perché se si opera diligentemente verso la loro riduzione all’origine, il riciclo ed il recupero di materia rimane ben poco da bruciare e 1’“affaire” (per HERA) rappresentato dall’ inceneritore si ridimensiona molto; di conseguenza che senso avrebbe portare l’attuale capacità da 50.000 a 150.000 tonnellate/anno?
E’ indubbio che un inceneritore non produce aria pura ma fumi che per quanto filtrati e controllati veicolano sostanze tossiche, come furani e diossine che hanno la pessima abitudine di accumularsi, attraverso la catena alimentare, negli organismi viventi dove esplicano un’azione mutagena.
Di conseguenza i timori di rischio sanitario legati al progetto dell’inceneritore aumentano in quanto questi impianti sono comunque, nonostante il progresso tecnologico, una notevole fonte di nocive alla salute.
Le polveri sottili raggiungono con facilità gli alveoli polmonari e qui nell’interfaccia della membrana alveolo-capillare passano nel torrente circolatorio ematico e linfatico raggiungendo strutture, organi ed apparati da cui non possono essere espulsi.
Sappiamo che i livelli di PM10 (le fini e ultrafini non sono state rilevate almeno fino al 2003) superano da anni nel nostro territorio i limiti di legge stabiliti sia come frequenza (numero di sforamentì) sia come valori (oltre i 50 microgrammi-metro cubo).ì
Considerando il clima nella nostra regione, dove umidità e scarsa ventilazione rendono difficile la dispersione degli inquinanti, considerando che la legislazione attuale considera nei procedimenti di VIA solo il particolato PM1O prodotto direttamente e non considera le ben più pericolose PM2,5 e PM 0,1 che di conseguenza non vengono considerate ai finì di una valutazione della qualità dell’aria, pensiamo che parlare di tutela dell’aria senza mettere a hilancio le polveri secondarie e gli impatti della centrale a turbogas e dell’inceneritore sia un grave errore dalle conseguenze imprevedibili.

Il Direttivo provinciale dell’ITALIA DEI VALORI di Ferrara
Ferrara, 17.03.06