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CON GLI AEREI SE NE VA IN VACANZA LA TUTELA DELL'AMBIENTE
di Cristina Mochi
Era uno dei giochi
infantili piu' romantici: quando si vedeva la scia di un aereo significava
che qualcuno ci stava pensando. Sogni infantili, appunto.
Oggi scomparsi non solo per via dell'eta', ma perche' di scie in cielo ce
ne sono sempre di piu'. Troppe. Sono la spia del moltiplicarsi dei voli e,
con loro, dell'inquinamento. "Il settore aeronautico e' cresciuto più
velocemente di qualsiasi altra fonte di gas serra" dice George Monbiot,
noto ambientalista inglese autore di Calore! (Longanesi, pp. 377, euro 18,60).
Attualmente gli aerei sono responsabili del 10% delle emissioni globali di
Co2 e ogni giorno si alzano 80.000 velivoli. Perlopiu' trasportano turisti,
allettati da tariffe sempre piu' convenienti e sogni esotici da realizzare
a buon mercato. Nel 1971, secondo i dati Unwto (Organizzazione mondiale del
turismo), sono stati 170 milioni gli spostamenti turistici, nel 2006 sono
saliti a 840 milioni, per il 2010 si prevede che superino il miliardo.
E tutti lasciano una scia: fatta di Co2. Ma non solo. Gli aerei emettono anche
ossido di azoto e anidride solforosa, che contribuiscono a formare piogge
acide. "L'impatto complessivo delle emissioni" dice Monbiot "e'
di 2,7 volte superiore a quello della sola Co2. E questo dipende dalla mescolanza
dell'aria caldo-umida degli scarichi dei motori a getto con l'aria fredda
nei livelli superiori della troposfera, dove vola la maggior parte dei mezzi
di grandi dimensioni". Quando condensa, infatti, l'umidita' forma cirri
(le scie) che intrappolano il calore dell'atmosfera e contribuiscono al surriscaldamento
globale.
"Il vero guaio e' che le responsabilita' climatiche degli aerei non sono
contemplate nel protocollo di Kyoto" dice Marinella Correggia, autrice
del volume La rivoluzione dei dettagli, manuale di ecoazioni individuali e
collettive, molte delle quali riservate anche al tema turismo e trasporti
(Feltrinelli, pp. 270, euro 14). L'aviazione gode anche di privilegi economici
che hanno prodotto il boom dei law cost: "Non esistono tasse sul cherosene
e vengono concessi parecchi sussidi anche per l'ampliamento degli aeroporti".
Il che si traduce in una sostanziale impunita', che tanti pero' si dichiarano
pronti a rivedere. Ultimo nato in Inghilterra e' un movimento dal titolo eloquente,
Plane Stupid (www.planestupid.com), che per il mese di agosto ha proposto
di tenere un campo di sensibilizzazione ad Heathrow: con i suoi 1.300 voli
giornalieri e' in assoluto l'aeroporto piu' trafficato del mondo. Anche le
istituzioni si stanno muovendo: in autunno si discutera' del problema voli-clima
al Parlamento europeo. E la Iata (International air transportation association)
ha dato segni di apertura. Ma la soluzione non e' dietro l'angolo. Non esistono,
per esempio, alternative tecnologiche pronte all'uso: il biodiesel di origine
vegetale, per esempio, farebbe gelare i serbatoi, l'etanolo provocherebbe
esplosioni, l'idrogeno e' ancora troppo costoso e ha scarso potere energetico.
Controllare meglio il traffico, per consentire rotte piu' razionali, farebbe
risparmiare appena il 10% del carburante, mentre volare a quote piu' basse
ridurrebbe le scie di condensazione, ma essendo l'aria piu' densa si consumerebbe
ancora di piu'.
Dunque non resta che "compensare", cioe' stimare quanta Co2 si produce
con un volo e risparmiarne altrettanta con comportamenti virtuosi. "AzzeroCo2",
collegata a Legambiente e Kyoto Club, e' una delle societa' che appianano
i debiti ambientali di cittadini ed aziende calcolando quanta anidride carbonica
producono e chiedendo loro di azzerarla con investimenti in energia pulita,
riforestazione, risparmio energetico. Ma siamo sicuri che questi calcoli siano
esatti? "I dati per fare le stime provengono da diversi enti di ricerca
(Dekra, Ipcc, Wri, Wbcsd) che analizzano il consumo di energia o carburante
e di conseguenza la produzione di Co2" spiega il responsabile marketing
Andrea Seminara. "Per essere precisi, pero', si dovrebbe valutare l'intero
ciclo di produzione: nel caso di un aereo ci sono 2.500 componenti. E' impensabile
considerarli tutti. Noi cerchiamo di fare sempre un conto leggermente in eccesso,
che copra eventuali errori. Il che ovviamente non e' scientifico. Il mercato
delle emissioni e' imperfetto: in futuro si spera che ogni azienda calcoli
la sua Co2 e la annulli". E per tornare agli aerei, il futuro ha bisogno
di piu' voli, ma di fantasia. Per scegliere mete turistiche che ridiano il
gusto della scoperta, anche se dietro casa. Il turismo di massa ha gia' prodotto
danni seri. Li racconta Leo Hickman, giornalista del "Guardian",
nel suo The final call (Guardian Books, pp. 400, 12,99 sterline, non ancora
tradotto in Italia): lo tsunami non ha danneggiato la barriera corallina,
i turisti che la toccano continuamente, si'. E cos'e' rimasto del paradismo
di Ko Phi Phi immortalato nel film The Beach con Leonardo Di Caprio? Spazzatura
galleggiante e traffico di barche da ora di punta. "Torniamo tutti coi
piedi per terra" conclude Marinella Correggia. "Anche perche' solo
il 5% della popolazione mondiale vola. Ma tutti ne pagano le conseguenze".
Cristina Mochi (Dal supplemento "Il Venerdi" del quotidiano "La Repubblica" del 3 agosto 2007)