UNA VECCHIA CANZONE NAPOLETANA E LA NOSTRA MADRE TERRA
Riflessione di Giovanni Saburri

Sostengo senza riserve l'iniziativa contro il nuovo aeroporto di Viterbo, il terzo nel Lazio, ed il pesantissimo impatto ambientale del trasporto aereo, sia sul clima del pianeta, sia sulle popolazioni a diretto contatto con gli scali aeroportuali.
La sostengo a tal punto che ho aperto immediatamente sul nostro sito una sezione apposita dove vengono riportati gli articoli che "La nonviolenza in cammino" quotidianamente diffonde. (www.ildialogo.org/ambiente).
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L'attenzione alla questione ambientale e' assolutamente assente in tutto cio' che concerne il ciclo di vita di un aeromobile, dalla sua progettazione, al primo volo, alla sua commercializzazione. Il fatto che gli aerei inquinano terribilmente non sfiora nemmeno lontanamente ne' i dirigenti delle aziende produttrici di aerei ma neanche nessun progettista.
Il parametro di riferimento e l'economicita' del trasporto, la quantita' di carico pagante che si riesce a trasportare al minor costo possibile. E l'ambiente per le aziende non e' un costo. E carico pagante sono le merci e i passeggeri ma anche le bombe o gli armamenti di un aereo militare.
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Lo si vede sia negli aerei gia' in servizio, sia nei nuovi aerei che sono in costruzione quali l'A380 dell'europea Airbus, l'aereo commerciale piu' grande mai realizzato, o il 787 dell'americana Boeing, anche se quest'ultimo viene presentato come "aereo ecologico", perche' pesa il 30% in meno per l'uso di materiali non metallici. Nessuno dice l'inquinamento prodotto sia per realizzare questi nuovi materiali, sia per metterli in opera e realizzare parti di velivoli o velivoli interi.
In realta' gli aerei, per quanto leggeri possano essere, consumano una quantita' enorme di petrolio perche' altrimenti non riuscirebbero a stare in volo.
C'e' bisogno di un motore, ad elica o a getto, che faccia acquisire all'aereo la velocita' necessaria per generare la forza ascensionale capace di vincere la forza di gravita'. Senza questo motore nessun aereo e' in grado di stare in aria. Gli stessi alianti vengono portati in quota da aerei a motore e poi planano verso terra.
Mi diceva, con molto cinismo, un amico pilota di aerei: "il problema degli aerei e' andare su perche' tanto a terra comunque ci arriveranno, in un modo o nell'altro".
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Particolarmente nocivi da un punto di vista ambientale sono gli aerei militari, soprattutto quelli che volano ad alta quota e che sono i responsabili della distruzione dello strato di ozono e delle piogge acide che, durante il periodo della cosiddetta guerra fredda, hanno distrutto vaste estensioni di foresta nel centro Europa e che continuamente riempiono di scie chimiche i nostri cieli.
Pochi sanno, ancora, che per lunghi anni e' stato usato l'uranio esaurito, per il suo elevato peso specifico, quale contrappeso per i timoni dei velivoli.
Nessuno sa quanti siano gli aerei caduti che avevano tali contrappesi che, nell'urto, hanno il difetto di polverizzarsi.
E quando si parla di aerei militari vengono alla mente i casi come quello del Cermis, dove piloti militari Usa giocavano a fare lo slalom fra i piloni della funivia, o quello della scuola di Casalecchio sul Reno (Bo) sventrata da un aereo militare in avaria.
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Ho avuto modo di vedere per caso qualche anno fa il filmato del battesimo dell'aria di un allievo pilota dell'Aeronautica militare italiana. Una scena che, molto piu' di tante parole, rende bene l'idea del tipo di formazione a cui vengono sottoposti i piloti militari che, spesso, diventano poi piloti civili. Una formazione che tende a privare questi giovani di 18-20 anni di qualsiasi personalita'.
All'atterraggio il giovane pilota reduce dal suo volo in solitario, dopo aver sbrigato le formalita' di rito, viene portato a spalla dagli altri allievi del corso dall'aereo verso una piscina circolare posta all'interno della base che si trova nel basso Lazio.
Durante questo tragitto di tre o quattrocento metri, il neopilota viene letteralmente riempito di botte dai suoi commilitoni che usano il fodero dei
pugnali di ordinanza che ogni pilota possiede nella sua dotazione di volo. E non si tratta di botte finte a giudicare dai gridi di dolore del neopilota, che avra' modo di sfogarsi anche lui sui suoi colleghi. Giunti davanti alla vasca il pilota viene buttato in acqua. Ma non e' ancora finito. Il neopilota deve fare per tre volte il giro della vasca in ginocchio e poi andare a baciare la statuina da cui esce l'acqua che riempie la vasca e a quel punto viene accolto dal comandante della base. E a quel punto il neopilota urla e salta di gioia come un bambino che ha da poco ricevuto un regalo inaspettato.
E ancora piu' dura e selettiva e' la formazione che segue nei tre anni successivi. E' da tale formazione che nascono persone che vanno a bombardare citta' inermi senza battere ciglio, anche con bombe atomiche come e'
successo a Hiroshima e Nagasaki.
La mamma che ha un figlio pilota dell'aeronautica lo ha di fatto gia' perso. E' meglio fare figli "zappatori" che, come dice una vecchia canzone napoletana, la mamma non la dimenticano. E la mamma in questione e' la nostra madre Terra, l'unica che abbiamo e da cui non riusciremo a scappare quando manchera' l'aria, o i ghiacci si saranno sciolti, o i mari totalmente inquinati.

Giovanni Sarubbi, amico della nonviolenza, promotore del dialogo interreligioso, giornalista, saggista, editore, dirige l'eccellente rivista e sito de "Il dialogo" (www.ildialogo.org)
Fonte: La nonviolenza e' in cammino", 4 dell'11 agosto 2007