ENERGIA, CHE FARE?
successo a Roma: tra alghe e fusione a freddo si combatte l'inquinamento nelle città

Energia che fare? Successo del convegno tra alghe e fusione a freddo per combattere l'inquinamento delle città mentre prende il via la Vallelunga dei ricercatori e scienziati
Un successo superiore alle aspettative ha avuto il convegno tenutosi a Roma il 31 marzo 2007 . L'incontro si è tenuto presso la sede della facoltà di ingegneria dell'Università La Sapienza di Roma. La più grande università d'Europa. Che ha accolto con grande disponibilità, l'opportunità di ospitare il detto incontro. L'importanza fondamentale del convegno risiede forse proprio nella sede che lo ha ospitato. L'università, come poche volte capita in Italia e speriamo sia un simbolico cambio di marcia, si è aperta al mondo. In particolare, a quello della ricerca libera e indipendente. Che nel nostro Paese ha già dato vita a scienziati e scopritori che è inutile stare a ricordare. Forse però è opportuno menzionare che il Prof. Vittorio Marchi, in fondo, fa parte della scuola di Enrico Fermi.
La stessa buona fede nella ricerca di soluzioni da offrire al problema dell'inquinamento nelle città si può infatti rinvenire sia in chi possiede gli indiscutibili titoli accademici e sia in persone meno privilegiate. Quelle che, per i motivi più disparati, non hanno avuto la fortuna di studiare. Seppure lo avrebbero voluto e avrebbero dovuto.
Questa grande elasticità, è stata mostrata dal mondo accademico, rappresentato in quel mentre da professori universitari. Che hanno accettato il confronto, anche se non d'accordo su taluni risultati. Però su alcuni, hanno riconosciuto l'oggettiva difficoltà di spiegarli. Va quindi come nota di merito aver riconosciuto il dubbio.
Si fa naturalmente riferimento alla cosiddetta fusione a freddo. Quel qualcosa che sta facendo impazzire d'emozione tanti ricercatori in tutto il mondo. Che ha costituito, al contrario, motivo di ostacolo, perlomeno momentaneo, affinché il convegno fosse ospitato all'interno di una sede istituzionale.
La diversità di carattere con l'università, è evidente. Quest'ultima, di fronte a questo fermento, non si è rifiutata al colloquio. Con grande disponibilità ma anche umiltà. Riconoscendo a non accademici il merito di aver in effetti rinvenuto fenomeni da interpretare.
Sono peraltro emerse conoscenze impensabili, agli stessi relatori del convegno. Il che dimostra la mancanza di circolarità delle informazioni. Come rilevato dal Prof. Vittorio Marchi e condiviso da Vittorio Marinelli, presidente di europeanconsumers.
Perché questo avviene?
La ricerca scientifica è arrivata per esempio a selezionare delle alghe. Ha informato Roy Virgilio, che queste sarebbero in grado di produrre in mare in uno spazio aggregato in tutto il Pianeta equivalente a metà Italia, la quantità di materiale che, una volta trasformato con rendimento del 50% del peso, potrebbe consentire di sostituire tutta la benzina oggi necessaria con questo bio combustibile. Esperimenti condotti contemporaneamente all'interno dei deserti nelle fasce subito a ridosso del mare, hanno dimostrato che tale produzione di alghe è possibile pure sulla terraferma. Necessitando di sola acqua salata e non dolce, quindi prelevabile dal mare. Con la possibilità di creazione anche di un micro clima. Sullo stato dell'arte, c'è però una Cortina di ferro....
Adesso che infatti sta maturando una coscienza riguardo l'esistenza dei biocombustibili, l'attenzione delle persone più sensibili a tali tematiche è stata indirizzata solo verso quelle che, anziché aiutare la terra, la distruggono . Il caso , per esempio, della deforestazione dell'Amazzonia. Nessuno aveva mai informato del fatto che, invece, l'altra enorme risorsa proveniente dal mare, produce un olio vegetale combustibile pari al 50% del suo peso. Perché?
Naturalmente forte stato lo scrupolo dei relatori, in particolar modo dal biologo Roberto Crosti. Reduce soddisfatto peraltro, da 5 anni di ricerca scientifica in Australia. Tornato in Italia con qualche dubbio, come molti altri ricercatori.
Il rinazionalizzato valente biologo , ha sottolineato la necessità di verificare il rischio che un’alga selezionata per produrre biomassa possa diventare invasiva. Questo potrebbe danneggiare gli ecosistemi marini. Nella sua relazione ha in ogni caso confermato come le biomasse sono una risorsa rinnovabile incredibile. Inoltre riducono le emissioni di gas serra in quanto utilizzano CO2 fresca . La loro coltivazione sul territorio, tuttavia, non deve danneggiare gli habitat naturali. Il bilancio di “sostenibilità” delle biomasse deve pertanto essere ben analizzato.
Sui paventati possibili rischi di un'alga in grado di distruggere e di sovrapporsi a quelle preesistenti ha dato rassicuranti risposte Roy Virgilio. Nel rassicurare i presenti che, questo timore, è invece presente negli scienziati che stanno lavorando in questo affascinante progetto. Per chi, troppo spesso, ha visto invece "invenzioni" sbattute subito dopo sulle catene produttive per le determinare poi diseconomie, vedi il caso amianto e quello possibile relativo all'inquinamento elettromagnetico, la differenza del metodo di lavoro è abissale.
La differenza di approccio al problema, è stata peraltro sulle grandi linee evidenziata in modo magistrale dall'introduzione svolta dal professor Eaco Cogliani, autore di libri sull'argomento. Confermata poi dal già citato professor Vittorio Marchi. Queste affascinanti analisi, hanno necessitato del ritorno dei relatori nel pomeriggio per rispondere alle domande rimaste in sospeso attesa pausa di 30 min per il pranzo.
Si sono ipotizzati affascinanti scenari di geopolitica . Si è fatto riferimento invece al ruolo fondamentale che ha svolto l'ex vice presidente degli Stati Uniti d'America dell'amministrazione Clinton, Al Gore. Quest'ultimo ha infatti organizzato il sette luglio un concerto in simultanea in otto parti del pianeta proprio per richiamare i latitanti dal risolvere lo stesso, i governanti e in prima fila gli Stati Uniti d'America, dell'approssimarsi del possibile disastro climatico.
Sono stati evidenziate tutto insieme di problemi che, ben lungi dall'essere stati eliminati, sono state messe a tacere. L'inquietante fenomeno dell'inversione termica della corrente del Golfo è uno dei pochi esempi che è riuscito a rimanere oggetto di preoccupazione . Non solo degli scienziati ma degli abitanti medesimi delle terre a questo interessate . Per esempio la Gran Bretagna che, da questa corrente, ha un deciso mitigarsi del loro clima.
Proposta cha ha entusiasmato i presenti, è stata quella di creare una sorta di laboratorio a disposizione di tutti i ricercatori . Costretti ora a fare le loro ricerche in cantine attrezzate nelle loro abitazione. Con dispendio dei loro averi personali, il più delle volte , da stipendiati, non consententi quelle ricerche invece possibili in laboratori attrezzati. Un po' come avviene nel circuito motociclistico di Vallelunga. Dove i motociclisti di tutta Italia, emuli di Valentino Rossi, hanno la possibilità di provare in un circuito vero, anziché in città, i loro talenti.
A questo ultimo proposito, sono state fatte vedere trasformazioni di Giordano Mariani . Addirittura completamente fai-da-te fuori da un'officina meccanica con cacciavite e trapano. Per esempio quella consentente la trasformazione di qualsiasi auto da benzina ad alcool. Quello che peraltro già avviene pacificamente in Brasile dove il 50% del parco autovetture ha una centralina. Che consente l'utilizzo di tutti e due i carburanti procedendo automaticamente a variare il rapporto di compressione.
Interesse hanno avuto anche ulteriori interventi quale quello relativo al motore al calore ambientale . Che è stato progettato contemporaneamente in Italia dal fisico e autore di libri, Maurizio Vignati e da un suo collega cinese. Che però scrive solo in cinese! con intuibili difficoltà di traduzione.
Claudio Emiliozzi, ingegnere, ha sfatato tutto un insieme di leggende . Sui termovalorizzatori e sul carbone pulito. Andando in vivace contraddittorio scientifico , come spesso avviene sui temi nuovi con Eugenio Martucci . Quest'ultimo brillante organizzatore sul convegno, e che anche sull'auto a idrogeno, ha avuto modo di dissentire. Con un approfondimento che è fuoriuscito dalla possibilità di comprensione della gran parte dei presenti, sulle differenze tra lo stato gassoso e quello liquido . Dando atto di come deve essere la ricerca scientifica: basata su dati e dimostrazioni ma aperta al confronto. Sennò diventa oscurantismo.
Anche Eolo, la famosa auto ad aria presto forse in fabbricazione industriale, non è sfuggita all'esame dei presenti.
Il magistrale intervento sul linguaggio di persuasione nella comunicazione dell'innovazione scientifica del Dottor. Rocco Martino ha concluso gli interventi. Con uno sforamento considerevole, essendo intervenuti alla fine i pazienti portieri dell'università dopo un'ora dalla fine prevista.
Ma quello che ha infuocato letteralmente i partecipanti ha fatto sì che non fossero sufficienti i posti a sedere. Grazie anche all'entusiasmo dimostrato dagli studenti di ingegneria, è stata l'ennesimo esperimento di quel qualcosa che, nonostante fosse stato cambiato il nome in fusione al plasma elettrolitico, è conosciuto come fusione a freddo.
Si sono comunque determinati due schieramenti . Sull'interpretazione da dare a dei fenomeni ai quali assistevano tutti, compresi i non addetti ai lavori. Con l'emozione dell'esperimento. Che consisteva nell'inserimento di due asticelle di diversa lunghezza. Che non era una cosa priva di importanza. Detto inserimento avveniva all'interno di un vaso di vetro contenente dell'acqua con dei sali . Nell'immersione, si determinavano per i non esperti delle affascinanti scintille. Che però davano in realtà tutto un insieme di problemi . Perché, con 10 ampere, che sembra sia un amperaggio ridicolo, che ognuno a casa possiede, si determina la possibilità di sciogliere come fosse stato burro, il tungsteno . Che si squaglia invece a circa 3.400 gradi o qualcosa del genere. Con necessità di più corrente. Il problema è che questo fenomeno non produceva idrogeno . Come avrebbe dovuto . Oppure questo non prendeva fuoco. Come avrebbe dovuto. Insomma, si è assistito a un dibattito tecnico che ha fatto sentire quella sala, simile ad altre in tutto il mondo dove gli scienziati si stanno interrogando su questi fenomeni. Che, se fossero provati essere fusione a freddo, consentirebbero forse di risolvere il problema della produzione di energia.
Perché la ricerca scientifica accademica, mentre esistono nel pianeta centrali tipo Chernobyl, non studia e non dedica i fondi necessari allo studio delle alghe o a quella della fusione a freddo?
Perché questa chiusura del mondo politico? E perché l'apertura da parte dell'università? Forse le spiegazioni del professor Vittorio Marchi, riguardo un progetto globale di favorire il petrolio non è inverosimile.
Qualcosa però sembra muoversi.
Vittorio Marinelli, coordinatore del convegno insieme a Walter Radica, ha comunicato l'interesse di qualcuno. Un importante professore universitario diventato deputato . Interesse proprio su queste tematiche specifiche.
Forse, gira e rigira, sarà sempre l'università, in ogni posto collocata, che tornerà a dettare le sue leggi della ricerca e del sapere scientifico e umano. Che sia possibile allora sconfiggere l'inquinamento nelle città?