Il 18 Gennaio 2007 alle ore 21.00 al Piccolo Teatro di via Asolo 2, il Dott. Stefano Montanari, direttore scientifico del Centro Ricerche Nanodiagnostics e il Dott. Gianluigi Salvador, esperto dei WWF per la sezione Rifiuti ed Energia saranno a Padova per parlare di:

NANOPATOLOGIE E RIFIUTI

Noi siamo ormai abituati a sentir parlare di polveri sottili identificate con i PM10, quelli per cui ogni tanto dobbiamo lasciare a casa l’automobile e ci costringono alle “domeniche ecologiche”. In realtà con questo termine si intende tutto il particolato non solo quello che ha un diametro da 10 micron (1 micron = 0,001 mm) ma anche quello più sottile: ci sono infatti particelle molto più piccole (di 2,5, 1, 0,5, 0,1 micron) prodotte nella combustione ad alte temperature.
Queste sono molto più leggere e quindi facilmente trasportate dai venti per settimane anche a migliaia di km di distanza (non si spiegherebbe diversamente la loro presenza in Groenlandia). Ciò comporta anche che, oltre che con quelle che respiriamo, dobbiamo fare i conti con quelle che finiscono sulle coltivazioni delle zucchine e sul banco del fruttivendolo.
Inoltre sono molto più penetranti dei PM10; questi si fermano a livello bronchiale, mentre le nanoparticelle più piccole possono penetrare nelle cellule del nostro organismo, persino nei nuclei, modificarle e indurre così malattie terribili come leucemia e tumori o malformazioni nei nascituri.
Oggi non esiste nessun filtro in grado di fermarle.
L’abbattimento dei fumi nulla può contro un nemico così difficile da osservare e quindi da combattere. I filtri antiparticolato montati su alcune automobili “trattengono” solo i PM10 per poi disgregarli in PM2,5 e liberarli nell’atmosfera. Da ogni PM10 “nascono” 64 PM2,5 … 1'000 Pm1 … un milione di PM0,1! E qui le dimensioni contano davvero: più piccole sono le particelle più danni possono fare.
Quali soluzioni adottare?
Da quanto detto c’è un solo sistema: NON PRODURLE! O, quanto meno, ridurre al massimo la loro produzione.
Uno dei luoghi di produzione di questi microscopici killer sono gli inceneritori nei quali le temperature raggiungono valori ben superiori a 1'000 gradi; certo non sono i soli (anche il traffico ne produce non c’è dubbio) ma attorno ad essi c’è un mondo di falsa informazione e di speculazione sulla pelle dei cittadini, mondo che va denunciato senza mezzi termini.
L’incenerimento non fa “sparire i rifiuti”, ma li trasforma. Nella combustione si producono sostanze altamente inquinanti, come le diossine, e microscopiche particelle di metalli pesanti cancerogeni come arsenico, cadmio, nickel e altri (piombo, mercurio, …).
Gli inceneritori sono un grande affare economico per chi li costruisce e li gestisce, ma non perché siano economicamente efficienti: se non li pagassimo noi, con le nostre tasse, nessuno si sognerebbe di costruire inceneritori per “produrre” energia.
Infatti, non tutti sanno che l’Italia è l’unico paese al mondo che considera l’energia prodotta con i rifiuti uguale a quella solare, eolica, geotermica. In Italia i rifiuti sono considerati una fonte rinnovabile di energia; il combustibile più utilizzato è la plastica, un derivato di carbone, gas e petrolio. Ogni bottiglia bruciata andrà ricostruita, usando petrolio. Per funzionare l’inceneritore deve consumare energia … dove diavolo lo si può vedere il vantaggio?
E’ semplice: l’incenerimento gode di sovvenzioni pubbliche (nostre) attraverso la voce A3 della bolletta ENEL (CIP6), destinata all’energia da fonti rinnovabili; oltre l’80% di questi denari va invece alla “gestione” degli inceneritori. Quello di Brescia riceve ogni anno 45 milioni dai CIP6!
Un inceneritore (costo 200 mln) ha 16-20 anni di ammortamento purché funzioni a ritmo costante. In Germania, negli ultimi 4 anni, la quantità di rifiuti trattati in modo diverso (“biologicamente”) è cresciuto del 600%, ma i molti inceneritori (la metà di quelli previsti nel ’90) ancora attivi devono continuare a funzionare per non avere un “bilancio” economico in perdita; dal momento che i rifiuti tedeschi diventano sempre meno, per la politica di riciclo e recupero avviata dallo Stato, bisogna importarne ed è per questo che arrivano là i rifiuti di Napoli.
Lo Stato, anziché tassare l’energia così prodotta perché inquinante e pericolosa, la sovvenziona con i nostri soldi attraverso il meccanismo dei certificati verdi e dei CIP6.
Le alternative passano attraverso un comportamento virtuoso dei cittadini e delle amministrazioni che attuino la politica delle 4R: Riduzione, Riutilizzo, Recupero, Riciclaggio è possibile far decrescere in modo drastico la quantità di rifiuti da avviare allo smaltimento, con l’utilizzo di mezzi “ecologici” come il Trattamento Meccanico Biologico, che già oggi in Italia, pur in un clima di evidente concorrenza sleale da parte degli inceneritori, smaltisce, 2 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno. Con una Raccolta Differenziata del 65% i “rifiuti sporchi” si ridurrebbe-ro alla metà. Il Trattamento Meccanico Biologico anaerobico è in grado di produrre anche gas metano con un saldo attivo in termini energetici. Un impianto TMB costa 10 volte meno e si realizza in meno della metà del tempo di un inceneritore.
La strategia di Zero Waste (ZW: ridurre a zero i rifiuti), è oggi attuata dal 50% delle città in Nuova Zelanda, dall’Australia, dal Canada, dalla California, ecc. e da molte aziende multinazionali (Toyota, Bell Canada, Xerox, Hewlett Packard, e altre). La Xerox Usa stima che grazie a ZW dal 1990 al 1999 ci sia stato un ri-sparmio di 47 milioni di dollari. ZW alle Olimpiadi di Atlanta ha permesso di realizzare l’85% di raccolta differenziata; lo stabilimento Epson di Portland in Oregon nel 2000 ha ridotto del 90% la quantità di rifiuti; la catena canadese Beer Store (12 milioni di clienti all’anno) ha un recupero del 98% delle bottiglie piazzate sul mercato, con un risparmio di circa 160 milioni di dollari e ricicla il 97% degli imballaggi in plastica, e così via.
Noi crediamo che le amministrazioni debbano cominciare a pensare al futuro delle città in termini di sopravvivenza ambientale, di risparmio energetico, di recupero delle risorse, ma un recupero vero: il vetro che resta vetro, la plastica che resta plastica e non che brucino tutto in una nuvola di nanoparticelle.
Bisogna cominciare dai cittadini, informarli che ormai la situazione è molto seria, che è tutto collegato: il clima, il problema energetico, le tecnologie, il nostro stile di vita e la sopravvivenza.
Noi faremo la nostra parte con iniziative simili a questa, speriamo poi che ognuno faccia altrettanto!

Amici padovani di Beppe Grillo
Cantondelgrillo

Per riferimenti sulle nanopatologie vedasi: www.nanodiagnostics.it
E il recentissimo blog: www.stefanomontanari.net
Molte informazioni sui siti dei grandi movimenti eco-ambientalisti (wwf, greenpeace, legambiente, italia nostra e così via).