PER RECUPERARE (O DISTRUGGERE) I SENTIERI BASTA POCO…
di Alfonso Picone Chiodo
presidente Club Alpino Italiano Sezione Aspromonte

Leggiamo sulla Gazzetta del Sud di sab. 8 marzo ’08 degli interventi a favore del recupero del sentiero del Tracciolino erogati dalla Giunta provinciale.
Il Club Alpino Italiano si occupa di sentieri sin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1863, con competenza e passione, forte dell’impegno dei suoi 300.000 soci che curano circa 60.000 km di percorsi in tutta Italia. Tale competenza è riconosciuta da apposite leggi dello Stato e da numerose convenzioni, accordi e protocolli con Enti Locali (Regioni, Provincie, Parchi, Comunità Montane, A.P.T., ecc.). La Sezione Aspromonte del CAI, presente nella nostra provincia dal 1932, ha promosso numerose iniziative nel campo della sentieristica progettando e realizzando diversi percorsi. Citiamo la più importante, il tratto reggino del Sentiero Italia, un percorso che collega la penisola e le isole maggiori col filo sottile di un itinerario escursionistico che si snoda lungo Sardegna, Sicilia, Appennini e l'intero arco della catena alpina, per circa 6000 chilometri divisi in circa 370 tappe: il trekking più lungo del mondo. Il CAI reggino ha individuato, già dal 1990, alcune delle tappe che si snodano in Aspromonte. In tale intervento si è tentato di valorizzare le aree che più caratterizzano la nostra montagna quali la vetta di Montalto, il santuario di Polsi, il lago Costantino, il monolito di Pietra Cappa nella vallata delle Grandi Pietre e l’ex sanatorio di Zervò. Da qui il Sentiero Italia si collega alle Serre utilizzando un tratto del Sentiero del Brigante del GEA.
Uno degli obiettivi del Sentiero Italia è la diffusione dell’escursionismo per la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore del turismo montano creando un'offerta che punti alla promozione delle risorse naturalistiche ed escursionistiche e sia legata ad aspetti emergenti come l'educazione ambientale e la conoscenza del territorio, delle tradizioni e della cultura locale. Tutto questo entrando nel mercato dell’ecoturismo che è in continua crescita ed in Italia ha un fatturato di oltre 9 miliardi di euro.
I risultati positivi di tale impegno sono già tangibili nella nostra provincia ed attestati dalla nascita di numerose cooperative che offrono, ormai da oltre dieci anni, servizi in tale settore. Valga per tutte il caso della vallata dell’Amendolea dove vari soggetti (cooperative, guide escursionistiche, agriturismi, ecc.) hanno creato una rete che muove circa 3.000 escursionisti l’anno provenienti da tutta l’Italia ed anche dall’estero.
In tale quadro qual’è stato sinora il ruolo degli Enti Locali? Al nord vi è la consapevolezza che i sentieri portano reddito dato che gran parte dei turisti che si recano nelle località montane ci vanno per camminare quindi gli Enti Locali impegnano risorse cospicue per curarli direttamente o tramite il CAI con apposite convenzioni. Nella nostra provincia (ma è così in gran parte del sud) gli Enti Locali sinora sono stati fermi o, quando si sono mossi, hanno fatto solo danno. Citiamo il caso della Comunità Montana “Versante dello Stretto” che nel 2005 ha ripristinato due splendidi sentieri (uno di questi proprio nella Costa Viola, a Favazzina) grazie ad un finanziamento di 300.000 euro nell’ambito della Rete Ecologica Regionale. Sono stati recuperati i muretti a secco, alcuni tratti dell’antico acciottolato, installate frecce segnaletiche e tabelloni informativi, pubblicata una carta dei sentieri. Insomma un intervento ben fatto. Ma così non è perché dopo appena 3 anni dalla sua realizzazione l’Ente non ha effettuato alcuna manutenzione quindi i muretti a secco stanno crollando, le frecce segnaletiche ed i tabelloni informativi sono stati danneggiati e non più ripristinati e la vegetazione infestante ha ormai reso impercorribili i sentieri. Quindi per non impegnare poche migliaia di euro l’anno in una costante manutenzione ordinaria abbiamo sprecato 300.000 euro (del contribuente).
Altro esempio negativo. Sull’abitato di Ciminà incombe monte Tre Pizzi al quale accede un sentiero tra i più belli e facile dell’area ionica. Dal luogo ove si lascia l’auto circa un’ora di cammino tra corbezzoli e lecci per giungere ad un affaccio panoramico straordinario reso ancor più interessante dalla presenza dei ruderi di una chiesetta bizantina. L’intervento (non sappiamo di quale Ente Locale) è consistito nel realizzare delle aree pic nic totalmente inutili in un percorso così breve e addirittura dotate di cestini per la spazzatura. Chi ha percorso qualche sentiero sulle Alpi sa benissimo che non vi sono cestini porta rifiuti lungo il percorso ma l’escursionista è invitato a riportare i propri rifiuti a valle (e se non lo fa viene multato). I cestini a monte Tre Pizzi produrranno quindi l’effetto di invitare i turisti a depositarvi i rifiuti senza che poi alcuna Amministrazione sarà in grado di rimuoverli. Infine per completare l’intervento, giunti alla fine del sentiero, il panorama (ed anche l’intelligenza umana) sono offesi da una ringhiera in ferro che dovrebbe impedire agli escursionisti di precipitare nel dirupo che si apre dal pianoro sommitale di monte Tre Pizzi. Se si ritenesse necessario tale intervento dovremmo dotare di ringhiere tutte le montagne e tutti i luoghi naturali dove vi sia un dirupo. Senza considerare le enormi responsabilità che si è accollato il titolare dell’opera. Nel tempo infatti la ringhiera, siamo certi, non godrà di alcuna manutenzione e quindi, questo sì, costituirà un serio pericolo.
Sono pertanto questi i motivi per i quali siamo preoccupati nel leggere che un’Amministrazione voglia intervenire a favore di un sentiero.
Ma per capire quali sono le reali esigenze di un escursionista che percorre il Tracciolino un metodo c’è ed è semplice: basta percorrere il sentiero. Ma crediamo che dei tanti che ne parlano pochi l’abbiano fatto.
Il CAI conosce e percorre Il Tracciolino da oltre vent’anni avendovi guidato i primi escursionisti tedeschi nel 1987 e sa bene che il sentiero necessita di pochi interventi: restaurare la fontana che si trova all’inizio del percorso, recuperare e rendere fruibile la sorgente che si trova alla fine del percorso, rimuovere periodicamente la vegetazione infestante, installare dei tabelloni informativi ad inizio e fine sentiero, pubblicare una carta del percorso. Interventi realizzabili con piccoli finanziamenti ma bisognosi di una attenta, costante ed amorevole cura nel tempo. Il CAI è disponibile a fornire, volontariamente e gratuitamente, suggerimenti e collaborazioni.

Picone Chiodo dr. Alfonso
presidente Club Alpino Italiano sezione Aspromonte
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